Ci si affaccia finalmente sul mare con questa tappa da Modena a Cattolica, una tappa che pare una canzone di Luca Carboni, corsa quasi per intero lungo la via Emilia piatta come un biliardo. Sarà per aver interiorizzato nella loro memoria genetica questa orografia piallata che gli avventori dei bar e dei circoli ARCI disseminati sul percorso sono campioni di boccette?

Corre Alessandro De Marchi con un braccialetto al polso per chiedere verità per Giulio Regeni. Dice di essere, prima che corridore, marito e genitore, e non gli sembra di far niente di speciale a sostenere due genitori che hanno perso un figlio e che chiedono per lui la verità. Corre poi De Marchi con la maglia rosa addosso.

Dice di sentirsi quasi fuori posto, ad indossare il simbolo più bello del ciclismo dopo tanta fatica e tante fughe che spesso hanno portato a poco. Sarebbe bello che tutti ci si sentisse fuori posto come si sente lui.

A posto si sente di sicuro Egan Bernal, che ieri pare aver fugato tutti i dubbi sul suo sempre incombente mal di schiena. Anche se gli piacerebbe essere a fianco della sua famiglia e trovare il modo di aiutare il suo popolo, quello colombiano.

«Conosco la sofferenza economica che vive la maggior parte delle famiglie – ha twittato – perché io stesso l’ho vissuta… però ciò che più mi indigna sono i morti ed i tanti abusi delle autorità sulle persone che escono a protestare. Se queste persone dovessero vivere le sofferenze che in molti vivono, sicuramente non opprimerebbero tanto il popolo».

C’è vita in gruppo. C’è vita anche nella tappa, o almeno ci provano a ravvivarla vari tentativi a più riprese, anche se l’esito della fuga è scontato, l’arrivo se lo sono segnato i velocisti col circoletto rosso.

Tanto più che lungo il percorso sono previsti sprint per la classifica a punti della maglia ciclamino. Gli ultimi evasi di giornata, tra cui il sempre presente Pellaud, sono raggiunti poco dopo essere incappati nel mare di Rimini, tra i gelati e le bandiere.

Di lì si vira a sud e ci si prepara per l’epilogo finale. In vista del traguardo si svolge una vicenda assai intricata, anche per via di un percorso gratuitamente tortuoso. Cadute a raffica scombussolano i piani del gruppo, saltano le strategie di squadra e ognuno si deve arrangiare come può.

Nel torbido chi razzola meglio è il piccolo Ewan, che infatti beffa ancora Nizzolo e trionfa a braccia alzate. Tornando alle cadute, chi ci rimette le penne è più di tutti il basco Mikel Landa, che come già in passato gli è successo finisce in ambulanza una corsa che lo vedeva tra i favoriti ai nastri di partenza.