Uscito con le ossa rotte dalle politiche, il centrodestra risale la china in Sicilia, piazzando il colpo al primo turno a Catania con Salvo Pogliese (52,29%), che ha strapazzato Enzo Bianco (26,41%), a cui non è riuscita l’operazione, stile Leoluca Orlando, di presentarsi con liste senza simboli di partito, dem compresi. A trainare il centrodestra però non è la Lega, che non riesce a entrare nel cuore dei siciliani come sperava Salvini, ma Fi e i redivivi centristi. Il modello gialloverde va storto anche al M5S, ben lontano dall’exploit delle politiche: conquista solo la piccola isola di Pantelleria, mentre a Ragusa, a guida pentastellata negli ultimi 5 anni, Antonio Tringali (22,67%) è costretto a sperare nel ballottaggio con Giuseppe Cassì (20,83%), così come ad Acireale (Stefano Alì M5S e Michele Di Re, centrodestra). Arranca il Pd: Bianco a parte, i dem tengono a Trapani anche se pure qui avevano rinunciato al simbolo avallando la scelta di Giacomo Tranchida (70,68%), che vince facile al primo turno.

Vanno al ballottaggio tre dei 5 capoluoghi di provincia: Ragusa, Siracusa e Messina. Nella città dello Stretto finisce l’era del sindaco no Ponte: Renato Accorinti, solo quarto dietro a Dino Bramanti (28,52%) e Cateno De Luca (19,69%) che vanno a un ballottaggio tutto in casa centrodestra. Accorinti, insegnate di educazione fisica e pacifista, 5 anni fa era stato eletto a sorpresa al secondo turno. Il suo nome fece il giro del mondo per avere urlato, durante il G7 a Taormina, «no war» davanti a Trump.

Flop a Siracusa per Fabio Granata (ex An), tra gli animatori del movimento Diventeràbellissima del governatore Nello Musumeci. (