La voce degli Usa ha accompagnato il nuovo parlamento venezuelano a maggioranza di destra, che si è installato ieri fino al 2021. «Siamo preoccupati per i tentativi del governo venezuelano di interferire nell’esercizio delle funzioni che ha, per mandato costituzionale, l’Assemblea nazionale eletta di recente», ha detto in conferenza stampa il portavoce del Dipartimento di Stato, John Kirby.

Già in altre occasioni, Kirby è intervenuto per appoggiare le destre venezuelane. Anche la candidata democratica Hillary Clinton – come si vede in un video circolato di recente – ha fatto letteralmente salti di gioia nel conoscere i risultati delle parlamentari del 6 dicembre. E il senatore Robert Menendez, membro della Commissione per le Relazioni estere del Senato Usa, ha inviato una lettera a Obama nella quale accusa il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, di voler «sovvertire i risultati». Per iniziativa di Menendez sono partite, nel 2014, le sanzioni contro il Venezuela e un altro progetto di legge per inasprirle «ad personam», è pronto.

In un clima di tensione, ha preso avvio ieri la prima seduta parlamentare. Dopo una vivace discussione, hanno preso posto 109 deputati di opposizione e 54 chavisti. Inizialmente sarebbero stati 112 contro 55 ma il Tribunal Supremo de Justicia (Tsj) ha ordinato di sospendere la proclamazione di quattro deputati eletti nello stato di Amazonas per presunti brogli: 3 di opposizione e un chavista. Il Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) aveva presentato ricorso contro 10 deputati, 9 di opposizione e uno proprio. Così, mentre un’inchiesta per brogli è in corso e potrebbe far ripetere l’elezione nei circuiti contestati, il TSJ ha ordinato la sospensione dei 4 in via cautelativa.

I nuovi numeri riducono ma non alterano la maggioranza ottenuta dalle destre per la prima volta dall’elezione di Hugo Chavez, nel 1999. Ieri, l’arco di forze che compone l’alleanza Mud – dall’estrema destra al centrosinistra della IV Repubblica – ha cominciato col togliere il ritratto di Hugo Chavez, applaudito dall’ex presidente colombiano Andrés Pastrana e dal presidente del Tavolo direttivo del Senato Usa, Roberto Gil Zuarth, invitati dalle destre. Presenti anche Lilian Tintori, Mitzy Capriles e Patricia Gutiérrez, mogli dei leader di opposizione Leopoldo Lopez, Antonio Ledezma e Daniel Ceballos: pronte a sostenere il progetto di amnistia per i politici detenuti, che – data la manifesta contrarietà del presidente Maduro – scatenerà grossi conflitti . A presiedere il Parlamento a maggioranza Mud, ci sono ora Henry Ramos Allup come presidente, Henrique Marquez y Simon Calzadilla come primo e secondo vicepresidente.
Denunciando irregolarità nelle procedure, i chavisti hanno abbandonato l’aula, raggiungendo i militanti che manifestavano fuori. Anche le destre hanno portato i loro sostenitori, protetti da un imponente schieramento di polizia. Fino al momento per noi di andare in stampa, non si erano verificati incidenti. I chavisti sono partiti dai quartieri popolari e dal Cuartel de la Montana, dove si trovano i resti tumulati di Chavez (che Ramos Allup vorrebbe sloggiare) e dove ha preso avvio il parlamento comunale, che legifera in alternativa a quello ufficiale. Incontrandosi con quelli del campo avverso, le camicie rosse – che hanno perso quasi 2 milioni di voti, non capitalizzati però dalle destre – hanno ricordato il programma neoliberista già messo in atto da Mauricio Macri in Argentina e annunciato dalla Mud: privatizzazioni, licenziamenti e bavaglio all’informazione «comunitaria». E distruzione delle alleanze solidali dell’America latina. Macri ha già «licenziato» i medici cubani. Ci riuscirà la Mud in Venezuela?