C’è chi dice che Gianroberto Casaleggio abbia cercato di mediare fino all’ultimo, ma che poi alla fine si sia limitato a prendere atto della decisione. E come lui anche Beppe Grillo. Claudio Messora, uno degli uomini più fidati del guru milanese, è stato licenziato dal suo incarico di responsabile comunicazione del gruppo M5S al parlamento europeo. «Dimissionate» anche le altre 14 persone tra giornalisti, videomaker, operatori, grafici e fotografi che componevano lo staff di Bruxelles. Una decisione drastica presa all’unanimità dai 17 europarlamentari grillini dopo mesi di contrasti più o meno evidenti con Messora e ai quali la Casaleggio associati finora era sempre riuscita a trovare una soluzione. Almeno fino a ieri, quando al capo dello staff è stato fatto presente che poteva fare le valige e tornare a Roma. «No comment», è stato il primo commento a caldo di Messora, che poi ha spiegato di non aver ricevuto ancora nessuna notifica e comunque di volersi concentrare per il momento all’organizzazione di «Italia a 5 Stelle», la kermesse del movimento che prenderà avvio domani al Circo Massimo di Roma.

Non si tratta certo della prima crisi all’interno del movimento fondato da Grillo e Casaleggio, ma di certo è tra quelle destinate a far più rumore. Intanto perché casi simili a Bruxelles non si erano mai verificati. Ma soprattutto perché la comunicazione ha sempre rappresentato la voce di Casaleggio sia dentro il parlamento nazionale che in quello europeo. Al punto che, a Roma come a Bruxelles, una delle regole del movimento prevede che a gestire la comunicazione dei parlamentari sia un gruppo di lavoro scelto dalla Casaleggio associati. Che adesso la pattuglia di europentastellati l’abbia liquidato in un colpo solo, mettendo alla porta uno degli uomini più fedeli a Casaleggio, rischia di innescare a Roma possibili e pericolose tentazioni di imitazione.

Tra Messora e gli eurogrillini del resto non c’è mai stato un gran feeling. Per motivi sia politici che economici. Messora ha infatti avuto un ruolo determinante nella scelta delle possibili alleanze del M5S per la costituzione di un gruppo all’europarlamento ed è stato lui a spingere verso l’Ukip del discusso Nigel Farage e ad accompagnare Beppe Grillo all’incontro con il leader populista britannico. Scelta subìta dai 17 grillini europei, più favorevoli invece a un’alleanza con i Verdi.

A giugno c’è stato un primo segno di rivolta, con il tentativo di liberarsi di Messora rientrato solo dopo che da Milano è arrivata una telefonata di Casaleggio a mettere pace.
C’è poi la questione della diaria, che gli europarlamentari restituiscono solo in parte: mille euro a testa che servono a pagare lo staff comunicazione. Questione che sarebbe stata anche oggetto di un animato scontro negli uffici della Casaleggio associati tra Messora e il capogruppo a Bruxelles Ignazio Corrao.

A Casaleggio non sarebbe rimasto altro da fare che prendere atto dell’impossibilità di continuare un rapporto ormai logoro. Ma non manca chi ipotizza che la scelta di Casaleggio di non difendere più il suo uomo possa dipendere anche dal fatto che Messora non sarebbe riuscito a portare a termine il compito affidatogli: normalizzare il gruppo europeo, riportando i 17 grillini di Bruxelles all’ordine e al rispetto delle regole del M5S.