«Non autorizzate quel corteo». Il sindaco di Bologna Merola chiede che alla questura di non dare il via libera alla manifestazione «nazioAnale transFemministaLellaFrocia» che sfilerà per le strade della città il prossimo 21 maggio. Un corteo che porterà sotto le Due Torri gruppi e collettivi lgbt, queer, trans e femministi che arriveranno sotto le Due Torri da Roma, Perugia, Bergamo, Firenze, Padova, Napoli, Milano, Torino e Pisa. Una giornata, si legge in un manifesto firmato dalle «guerrigliere della lotta anale contro il capitale», che vuole resistere «alla radioattività della famiglia nucleare» e sperimentare «forme sovversive di affetto, piacere, solidarietà, relazione».

L’iniziativa però non piace al sindaco Virginio Merola. Il primo cittadino Pd, in cerca del bis alle prossime amministrative di giugno, teme che la manifestazioni possa trasformarsi in un «party illegale». Come successo domenica scorsa, quando di fronte all’ex centro sociale Atlantide, sgomberato lo scorso ottobre proprio per volere del sindaco, gruppi punk si sono esibiti con una serie di concerti, radunando più di 500 persone. Il risultato è stato un blocco del traffico con automobilisti infuriati e il Comune costretto ad annullare le multe delle telecamere della zona. Per quel concerto Merola ha deciso di denunciare gli organizzatori e di chiedere alla questura di impedire nuove iniziative. «Visto il ripetersi, da parte degli stessi soggetti, di richieste di manifestazioni politiche che puntualmente sfociano in party illegali con disturbo ai cittadini e ai residenti, credo sia opportuno non autorizzare altre manifestazioni di questa natura». In subordine Merola chiede che la questura definisca per i manifestanti «chiare prescrizioni di comportamento» per evitare disagi alla città. Questioni tecniche che riguardano soprattutto il traffico e l’eventuale inquinamento acustico, ma resta il dato politico di un primo cittadino che parte dal traffico per arrivare a chiedere di vietare una manifestazione, per giunta nazionale.

La richieste di Merola riescono a superare quelle del centro destra, che domandava semplicemente di vietare il passaggio di un eventuale corteo di fronte al Cassero di Porta Santo Stefano, ex sede dei collettivi di Atlantide. Sullo sfondo della vicenda, oltre allo sgombero e alla frattura politica che si è generata in città, ci sono le amministrative in arrivo il prossimo 5 giugno con le continue sollecitazioni elettorali che arrivano a Merola dalla destra del suo schieramento.

I collettivi lgbt, queer e punk di Atlantide non intendono annullare il corteo. «Vedremo se chiedere l’autorizzazione alla questura – spiega Beatrice di Smaschieramenti – comunque saremo in strada, anche perché fino a prova contraria in questo paese c‘è ancora il diritto a manifestare. In città il Pd sta rincorrendo la destra e chiedendo quello che nessuno aveva mai chiesto, considerando anche che in centro Bologna si sono viste anche manifestazioni fasciste e omofobe. Evidentemente il partito democratico ha problemi con i gay e le lesbiche che non vogliono stare zitte».

Alberto Ronchi, ex assessore prima incaricato della trattativa con i collettivi di Atlantide e poi cacciato dal sindaco tre giorni prima dello sgombero di 7 mesi fa, commenta così: «Quella di Merola è una decisione gravissima che lede la libertà di espressione e di manifestazione. Purtroppo in città c’è chi ha scelto la repressione invece che il dialogo. Ma credere di fare sparire Atlantide con uno sgombero è da illusi».