Centomila? «No, di più. Saremo in centocinquantamila». La spara troppa grossa la Lega Nord, anche perché Piazza Maggiore se va bene di persone ne può contenere un terzo. Al di là dei numeri, Matteo Salvini si prepara a invadere Bologna, «il cuore dell’Emilia rossa, del sistema della Cgil e delle cooperative, del Pd di Bersani e Renzi».

La giornata di oggi nella propaganda del carroccio dovrebbe trasformarsi nella spallata decisiva al governo, più realisticamente Salvini tenterà di accreditarsi come il principale avversario del Partito della Nazione del premier. E per farlo sul palco porterà tutto il centro destra, da Giorgia Meloni a Silvio Berlusconi. Il comizio finale toccherà ovviamente al numero uno della Lega. Un passaggio di consegne, quello tra Silvio e Matteo, che segnerà anche la nascita di un centro destra tutto nuovo, a trazione leghista.

La macchina organizzativa salviniana è in moto da mesi: da tutta Italia sono previsti almeno 600 pullman senza contare i treni speciali dal sud e tutti coloro che arriveranno sotto le Due Torri per i fatti propri. Sul palco la Lega promette studenti, commercianti, insegnanti, artigiani, invalidi, poliziotti (per loro dovrebbe esserci Gianni Tonelli del Sap, sindacato di polizia famoso per aver difeso senza se e senza ma gli agenti condannati per la morte di Federico Aldrovandi).

Poi toccherà a Matteo Salvini, che avrà così l’occasione di snocciolare per l’ennesima volta un repertorio affinato in mesi e mesi di ossessive apparizioni televisive. Lo slogan della giornata è semplice: «Liberiamoci del governo delle tasse e dell’invasione» (degli immigrati, ndr). Tra i temi che sicuramente toccherà il numero uno della Lega ci sarà il diritto alla legittima difesa, la necessità «di avere qualche posto di lavoro in più e qualche immigrato in meno». E ancora «basta con gli indulti, gli svuotacarceri, i tagli alle forze dell’ordine».

Sul palco, uniche possibili sorprese in una scaletta altrimenti blindata, potrebbero farsi vedere Umberto Bossi e Lucia Borgonzoni, candidata leghista alle prossime elezioni comunali sotto le Due Torri. Tra il pubblico, al di là dei padani e delle nuove truppe salviane in arrivo dal sud Italia, si annunciano militanti della Destra di Storace e qualche centinaio di attivisti di Fratelli d’Italia. Non dovrebbero esserci i fascisti del terzo millennio di Casa Pound, che comunque confermano tutto il loro apprezzamento per il nuovo corso salviniano.

Poi ci sono le contromanifestazioni. «Quattro zecche rosse», le ha definite il consigliere regionale del carroccio Fabio Rainieri. In tutta risposta il quartiere del Pratello già ieri si è riempito di bandiere della pace e teli rossi con il disegno di una zecca e la parola «infestazione».

Dalle 10 di oggi sul ponte di via Stalingrado si ritroveranno gli autonomi del centro sociale Crash e gli occupanti di Social Log. Da lì partirà un corteo di «opposizione sociale e di rifiuto del modello leghista, che affermi l’identità positiva e solidale di Bologna che tutti conosciamo e vogliamo difendere collettivamente». Altri presidi e cortei sono annunciati dal collettivo Hobo, dal centro sociale Xm24, da Rifondazione, da Tpo e Làbas, dai dj dell’internazionale trash ribelle che promettono un «ballo in maschera» contro il «malvagismo padano».
Infine c’è la chiamata degli anarchici. «Salvini e il suo seguito di xenofobi e neofascisti intendono marciare su Bologna, facciamo il possibile per fermarli», recita un bellicoso comunicato apparso sul sito informa-azione.

A presidiare la città la questura promette un imponente apparato di sicurezza. Si parla di almeno 700 agenti mobilitati e un cordone di sicurezza che impedirà a tutti i contestatori di entrare in contatto con la massa leghista di Piazza Maggiore.

Ieri invece è toccato all’Anpi, che ha commemorato il settantunesimo anniversario della battaglia partigiana di Porta Lame. Assieme all’Anpi, il Pd, la Coalizione civica e il sindaco di Bologna Virgilio Merola, che ha chiesto di esercitare «la nostra libertà di pensiero secondo i valori della non violenza e della nostra Costituzione democratica». «Non concedete alla Lega quello che è venuta a cercare», ha concluso il sindaco. «Venire a Bologna, dove non contano nulla è una provocazione. Ignoriamoli e evitiamo lo scontro», è l’invito del presidente dell’Anpi di Bologna Renato Romagnoli.