I venti anni di Curre curre guagliò i 99Posse hanno deciso di festeggiarli con una versione 2.0 da ieri nei negozi «virtuali» e fisici. L’album che valse loro il premio Tenco per finire nella colonna sonora di Sud di Gabriele Salvatores si ripresenta sugli scaffali dopo essere passato tra le mani di una lunga serie di guest come Francesco Di Bella, Enzo Avitabile e i Bottari, Mama Marjas, Alborosie, Clementino, J.Ax, Ensi, Caparezza, Jovine, Sangue Mostro, Pau dei Negrita, Punkreas, Roy Paci, Bonnot, Samuel dei Subsonica. «Avevamo più ospiti che brani così quattro brani sono in doppia versione. In un caso siamo noi che facciamo il remix del nuovo arrangiamento» spiega Luca Zulù Persico, voce e autore dei 99. Nel cd Marco Messina, JRM Massimo Jovine, Sacha Ricci e Zulù hanno inserito anche quattro inediti.

Luca, com’è cambiato il sound dei brani nella versione 2.0?

In realtà i nostri ritmi sono sempre stati spuri. Certo, eravamo dentro la scena hip hop ma da irregolari perché l’hip hop in sé è un genere per puristi e noi non lo siamo proprio. Odio ad esempio era rock perché la suonavamo con i Bisca. Rigurgito antifascista invece la suoniamo con la Banda Bassotti. L’album scorre tra elettronica, drum&bass, reggae, raggamuffin…Sono venti anni che suoniamo Curre curre guagliò e, come ogni musicista, ogni volta pensiamo che avremmo potuto farla meglio.

Come avete scelto gli ospiti?

Abbiamo chiamato gli amici con cui ci siamo incontrati poco o solo sfiorati ma che sapevamo avere un rapporto con Curre curre. Ad esempio J.Ax sembra essere molto lontano da noi eppure abbiamo cominciato nella stessa etichetta, la Flying Record di Napoli. La periferia da dove viene lui, Garbagnate, non è così diversa da quella da dove vengo io, Giugliano. Gli abbiamo affidato Rappresaglia e lui l’ha attualizzata raccontando come molti di quelli che oggi scendono in piazza incazzati facevano i paninari negli anni ’80, rappando com’è trendy oggi manganellare gli studenti.

Il tasso di ironia è cresciuto ancora con le featuring…

L’ironia ci ha sempre distinto dalle posse anni ’90, serissime! Addirittura c’è un ospite che non abbiamo divulgato perché non ha fatto in tempo a mandarci il selfie da inserire nel video di presentazione del cd: Paolo Rossi fa l’intro di ’O documento in cui spiega il suo personale sistema per non farsi fermare ai posti di blocco, un sistema che comunque non funziona

Com’è cambiato il pubblico negli anni?

Agli esordi ci venivano a sentire quelli che si riconoscevano nel movimento, nelle occupazioni. Poi col tempo siamo diventati un punto di riferimento per chi vive nelle periferie, magari non fa attività politica ma sente forte il disagio della propria condizione. Noi abbiamo sempre pensato che non serve la via di fuga verso i bei quartieri ma bisogna trasformare la periferia in centro. Fatta eccezione per gruppi come gli Assalti frontali, è sparita la coscienza di classe in chi ascolta e in chi suona.

E la scena musicale?

Noi venivamo dalla stagione pop anni ’80, molto disimpegno. Il rap oggi è l’autorappresentazione del disagio del singolo. Certo non c’è rivendicazione politica ma c’è l’opzione di raccontare la realtà. Poi ci sono rapper più vicini a noi, come Ensi, Clementino, Sangue Mostro.

Come nascono i quattro inediti?

Il 12 gennaio 2013 abbiamo chiuso il tour di Cattivi guagliuni a Officina99, ci saremmo dovuti rivedere in studio per il nuovo album, invece il 14 è nato mio figlio. In studio ci siamo tornati dopo tre mesi. Quando scrivo succede questo: arrivano in tre con le pistole a minacciarmi, per una decina di giorni le mille personalità nella mia testa eleggono un portavoce che decide l’argomento dei testi, ma viene sfiduciato dalla minoranza e allora bisogna rifare l’assemblea…poi per 24 ore sto male e alla fine partorisco. Mio figlio ha cambiato il meccanismo: mi sono seduto con una base che girava nel pc e con la semplice ispirazione ho scritto tre testi. Li ho mandati ai 99 per la prima volta in anticipo e loro mi hanno mandato una base che non aveva niente a che fare con quello che avevo scritto. Mi sono così offeso che ho iniziato a comporre la mail con oggetto «Bastardi» quando la musica mi ha catturato e allora ho buttato giù 1, 2, 3 e 4 che racconta di noi.

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