Dopo tredici anni dagli attacchi dell’11 settembre del 2001, una data destinata a cambiare le sorti di America e mondo, rimangono ancora molti interrogativi sulla dinamiche e le metodologie con cui gli attentati vennero messi in pratica. Sulla questione è fiorita una letteratura, complottista o meno, che ha avuto il merito di sottolineare tutti i punti bui della vicenda, mettendo in crisi quelli che ad oggi sono considerati i responsi ufficiali da parte dello stato americano.
La commissione d’inchiesta ufficiale, la «National Commission on Terrorist Attacks Upon the United State», meglio nota come «9/11 Commission» fu predisposta verso la fine del 2002, «per predisporre un completo resoconto sulle circostanze in cui avvennero gli attentati dell’11 settembre 2001». Si tratt di un lavoro composto da migliaia di testimonianze, di pagine.
La Commissione aveva un doppio ruolo, chiarire cosa fosse effettivamente successo in quelle giornate e predisporre raccomandazioni per prevenire futuri attacchi.
Il team di lavoro era formato da cinque democratici e cinque repubblicani e fu presieduto dall’ex governatore del New Jersey, Thoma Kean. I lavori della Commissione si conclusero nel 2004, con la pubblicazione di un corposo volume, nel quale venivano messe in evidenza le carenze organizzative e preventi degli apparati di sicurezza americani, Cia e Fbi, le cui lacune avevano reso possibile la realizzzione degli attentati.
Il lavoro della Commissione, che per gli Stati uniti costituiva l’atto finale di una vicenda storica, in realtà venne fin da subito preso di mira da giornalisti, analisti e semplici appassionati, che ne misero in evidenza contraddizioni, punti oscuri, lacune e che produssero fin da subito altrettanto materiale, teso a confutare le conclusioni della Commissione.
In particolare, fu David Ray Griffin professore di filosofia religiosa alla Claremont School of Theology e alla Claremont Graduate University, a impersonare quel movimento di contestazione delle conclusioni della commissione (due suoi libri sono stati pubblicati in Italia da Fazi editore). Secondo Griffin il rapporto di 571 pagine «ufficiale», farebbe acqua da tutte le parti, sarebbe in pratica un insieme di bugie, implicite ed esplicite.
Un sito internet, http://911research.wtc7.net/, ospita tutti i «dubbi» al riguardo. Come ha scritto Griffin, «Fino alla primavera del 2003, non avevo dedicato troppa attenzione alle prove. Ero vagamente consapevole c’erano persone, almeno su internet, che offrivano prove contro la versione ufficiale della Commissione. Sapevo che il governo degli Stati Uniti aveva «inventato» prove per andare in guerra diverse volte in precedenza. Tuttavia, non ho preso sul serio questa possibilità, ero fiducioso, ma mi ero sbagliato».