Le persone in difficoltà aumentano, e i dati sono sempre più pesanti. Ieri la Cgil ha diffuso una ricerca dell’Ires, «Gli effetti della crisi sul lavoro in Italia – maggio 2013»: sono ormai quasi 9 milioni quelli nel nostro paese hanno problemi di lavoro. Nell’ultimo trimestre del 2012 l’area della «sofferenza occupazionale» (disoccupati, scoraggiati e in cassa integrazione) interessava 4,57 milioni di persone (+16,6% rispetto allo stesso periodo del 2011) mentre quella del disagio (precari e part time involontario) superava i 4,17 milioni.

Se si analizzano i numeri a partire dall’inizio della crisi – che si situa nel 2007 – emerge un dato choc: l’area della «sofferenza» è aumentata di ben il 70%. Disoccupati, scoraggiati e cassa integrati sono cresciuti rispetto al periodo pre-crisi (ultimo trimestre del 2007) addirittura di 1,9 milioni di persone (+70,1%). Notevole anche la crescita rispetto al 2011: 650 mila unità in più (+16,6%).

L’area del disagio (precari e part time involontari) è invece aumentata del 4,2% (+168 mila persone) rispetto all’ultimo trimestre del 2012, e del 28,6% rispetto allo stesso trimestre del 2007 (+927 mila unità). E se si sommano area della sofferenza e area del disagio, l’aumento rispetto al 2007 è del 47,4% in più (pari a 2,8 milioni di persone in più); parametrato sull’ultimo anno, invece l’aumento è del 10,3%.

I problemi maggiori, manco a dirlo, sono nel Sud. Il tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno si attesta al 18.3% (dal 14,9% di un anno prima). Aumenta anche la disoccupazione tra i lavoratori stranieri e raggiunge il 15.4%. Aumenta poi la disoccupazione giovanile (15-24, anni con tassi che al Sud superano il 46% per gli uomini e il 56,1% per le donne) e la disoccupazione di lunga durata (raggiunge ormai il 54,8% del totale a fronte del 50,6% nel quarto trimestre del 2011).

«Nel nostro Paese – sottolinea il rapporto dell’Ires Cgil – il tasso di disoccupazione non misura la dimensione reale della platea di chi vorrebbe lavorare, soprattutto quando la crisi economica moltiplica le posizioni border line di quanti si collocano in prossimità del mercato senza prendervi parte attiva. Le forze lavoro “potenziali”, ovvero coloro che non cercano lavoro ma sono disponibili oppure lo cercano ma non sono immediatamente disponibili a lavorare, hanno raggiunto nell’ultimo trimestre 2012 i 3 milioni 229 mila persone (il 12,5% in rapporto alla forza lavoro complessiva)». «Un primato europeo», sottolinea la Cgil.

Il presidente dell’associazione Bruno Trentin, Fulvio Fammoni, commenta: «L’area della sofferenza e quella del disagio occupazionale sommano poco meno di 9 milioni di persone in età da lavoro (8 milioni e 750 mila persone); solo negli ultimi 12 mesi hanno registrato insieme un incremento del 10,3% mentre rispetto al quarto trimestre 2007 l’aumento stimato è del 47.4% (pari a +2 milioni e 811 mila persone in più).