Gli 80 euro promessi dal premier Matteo Renzi ai pensionati al minimo non raccolgono ovazioni da tutto il governo, e anzi ieri il vice ministro all’Economia e leader di Scelta civica, Enrico Zanetti, ha frenato pesantemente, polemizzando contro il capo dell’esecutivo. «Senza un ordine di priorità si rischia di affiancare all’esasperato populismo dell’opposizione che affligge il nostro paese un populismo di governo di cui non abbiamo bisogno», ha detto parlando a margine di un convegno di Confcommercio.

Secondo Zanetti, la priorità è piuttosto «ridurre le tasse a favore di chi lavora e produce» e scongiurare gli aumenti di Iva e accise in programma l’anno prossimo. Soltanto dopo aver affrontato questi capitoli, «è possibile esaminare bene la parte sulle pensioni».

Chiaramente il problema maggiore per soddisfare già quest’anno il desiderio di Renzi sugli 80 euro (che per molti sono apparsi come un annuncio elettorale rispetto alle diverse votazioni che ci aspettano da qui all’autunno) resta quello delle coperture. La misura dovrebbe riguardare almeno due milioni di persone: tanti sono infatti, secondo i dati del Casellario dei pensionati 2014 dell’Inps, i pensionati che hanno redditi da pensione inferiori ai 500 euro al mese (il trattamento minimo è fissato per il 2015 a 502 euro).

La platea di riferimento però potrebbe essere molto più vasta se si guarda anche a coloro che hanno più di 500 euro al mese, ma sono comunque sotto i 580 euro e quindi avrebbero comunque diritto a una parte dell’integrazione (altrimenti, dopo l’erogazione, si troverebbero sotto a coloro che prima di ricevere gli 80 euro percepivano un assegno inferiore al loro). La spesa necessaria a questo intervento sarebbe comunque superiore ai 2 miliardi annui: 80 euro al mese moltiplicati per 13 mensilità fanno infatti 1.040 euro annui, da moltiplicare poi per oltre due milioni di persone.