La marea avanza, molteplice e determinata, in una Roma messa a tema dallo sciopero globale delle donne. «Se le nostre vite non contano, allora ci fermiamo». La consegna, partita dalle donne argentine dopo alcuni femminicidi particolarmente efferati, è stata ripresa e moltiplicata. Le matrioske in nero e fucsia si sono messe in cammino. E non si fermano.

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Roma, Altare della patria. Contro il patriarcato

Adesso sono circa 20.000. Partono dal Colosseo a piazza San Cosimato con un corteo che via via s’ingrossa. Picchetti, sit-in e cortei, assemblee in piazza, nelle scuole e all’università hanno scandito la mattinata. Flc-Cgil ha indetto uno sciopero nella scuola e con i collettivi ha presidiato il Miur per tutta la mattinata. Poco prima della marcia, il Ministero dell’Istruzione era ancora transennato per una manifestazione dell’Usb, uno di primi sindacati di base – insieme a Cobas, Slai-Cobas, Sgb, Usi, Usi-Ait… – ad indire lo sciopero e a dare copertura alle lavoratrici e ai lavoratori.

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Non una di meno. La piazza dell’istruzione e della scuola al Miur

LA CITTÀ è paralizzata, nel traffico si va a passo di lumaca, anche per lo sciopero dei mezzi pubblici. Per questo, è stata lanciata la campagna di car sharing solidale «Lotto Marzo, dai un passaggio a un’attivista». Chi ne ha usufruito chiama in piazza per sapere se il corteo è partito. Alcune giovanissime sfrecciano sui pattini, un ciuffo di mimosa alla cintura. Dal metro Colosseo spuntano gli ultimi striscioni, molte parrucche fucsia… «Donne senza Frontiere, unite nella lotta per i diritti, per la pace e contro le guerre imperialiste».

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8 marzo. Il corteo degli studenti all’università La Sapienza

SONO le Migranti auto-organizzate, che invitano a un appuntamento domenica 12 marzo alle 14,30 alla Casa del popolo di via Benedetto Bordoni. Uno degli 8 tavoli discussi dal movimento Non una di meno riguarda Femminismo e migrazione: contro muri e frontiere.

PIÙ AVANTI, in circolo, si scatenano i tamburi del Frente murguero romano. «Sono disoccupata – dice Elisa – qui mi sento rappresentata, questa volta la miccia ha preso fuoco, è l’inizio di un qualcosa». Più avanti, uno striscione: «Il futuro delle donne è il futuro del pianeta». Sono le attiviste del Coordinamento Salute e ambiente. «Una rete di 150 comitati – spiega Laura di A Sud -, nato nel 2016 contro il Fertility Day per mettere in risalto il nesso tra la salute delle donne e quella del pianeta». Sotto gli alberi, un gruppetto canta: «Non chiamatelo amor… perché amore non è…». Una canzone contro il femminicidio. È il coro della Casa internazionale delle donne, che rivisita canzoni di lotta.

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«LOTTO sciopero generale, abortiamo il capitale». Clarissa regge lo striscione insieme a un gruppo di giovanissime: «Siamo le giovani comuniste di Anzio e Nettuno, di Rifondazione – dice – il 29 aprile organizziamo un convegno contro la precarietà, il Jobs Act, la violenza di genere». Hayat, eritrea, vende braccialetti insieme a Alberto, per finanziare una occupazione di migranti al Pigneto. Casa, lavoro, formazione…
VIVAS no queremos… Venezuela socialista e femminista… Un bambino sorride e guarda il papà: «Dall’America latina che difende i diritti e dà potere alle donne – dice Aimone – arriva l’invito a riflettere su quanti passi indietro abbiamo fatto da queste parti dopo aver conquistato tanto». Non una di meno, Movimento romano per l’acqua pubblica. «Siamo qui – sorride Cinzia dietro lo striscione – per dire alla sindaca Raggi di ripubblicizzare l’acqua e i servizi pubblici, le Case parto. La prima stella dei 5S dev’essere quella dell’acqua pubblica».

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Roma 8 marzo. Il corteo parte dal Colosseo

NO TAV, Comitato di lotta per la casa, Sapienza clandestina… «Stamattina siamo andati davanti all’Assessorato per dire No agli sgomberi e chiedere coerenza all’assessora Laura Baldassarre. Siamo qui per riappropriarci dei diritti e dei bisogni: del corpo, dei saperi e della dignità». «No al macho, ama mucho». Una ragazza in fucsia regge il cartello. Si chiama Marta, è spagnola, fa parte di European Alternatives che riunisce i sindaci di diverse città: «Perché se l’Europa respinge i migranti – loro possono decidere di accoglierli». «Siamo marea – dice Silvia di Non una di meno -, e stiamo diventando oceano».