Il sistema sociale italiano ha un impianto familistico che delega esclusivamente alle donne i lavori di cura. La popolazione italiana invecchia, si riproduce e si ammala, eppure l’unico welfare che siamo riusciti a trovare è rappresentato dalla donna.

Per troppo tempo si è pensato che, assegnando questo ruolo all’universo femminile, si arginasse sia la piaga della disoccupazione che quella della mancanza di servizi primari di assistenza.

Ma la femminilizzazione del lavoro spesso agisce sulle responsabilità sociali della donna, circoscrivendo la sua libertà di azione e radicando un’oppressione che è puramente di genere.

Inserire le donne nel circuito del lavoro produttivo vuol dire in sintesi ricondurle sempre e ineluttabilmente in casa e tenerle in una condizione di subalternità.

Negli ultimi dieci anni le assistenti familiari e le collaboratrici domestiche sono aumentate del 20%, ma le loro condizioni lavorative restano sconosciute ai più e la società ha smesso di chiedersi chi pratica questi mestieri.

Noi siamo il Centro di Giornalismo permanente e abbiamo deciso di raccogliere in un podcast le storie di alcune lavoratrici domestiche, in occasione dello Sciopero Globale dell’8 marzo, proclamato dal movimento argentino Ni Una Menos e raccolto in tutto il mondo. La loro invisibilità rende precari i loro diritti e impercettibile la loro lotta. Ma cosa accadrebbe se queste lavoratrici decidessero di scioperare?

Ascolta “Chi si cura di noi – Le vite invisibili delle lavoratrici domestiche” su Spreaker.

A cura di Federica Delogu, Matteo Garavoglia, Maria Panariello, Ruggero Scotti e Marco Stefanelli.

Musiche originali di Leonardo Pini e Sebastiano Roberto.