Sono passate poche ore dalla bufera che ha colpito il M5S quando Luigi Di Maio comunica: «Marcello De Vito è fuori dal Movimento 5 Stelle, mi assumo io la responsabilità di questa decisione come capo politico, l’ho già comunicata ai probiviri». Non si fanno attendere neppure le parole di Roberta Lombardi, considerata da sempre vicina a De Vito e che solo tra due giorni avrebbe dovuto tenere un’iniziativa insieme a lui nel loro quartiere di Roma, a Conca d’Oro. Quasi contemporaneamente all’editto di Di Maio, Lombardi comunica con freddezza: «Gravissime le accuse che hanno portato all’arresto, l’onesta deve essere sempre la nostra stella polare».

Persino Francesca De Vito, sorella di Marcello e consigliera regionale, ammette dolorosamente: «Chi sbaglia deve pagare». È il segnale che tutto il M5S reagisce per spirito di sopravvivenza e si stringe nell’espulsione del corpo estraneo. Seguono, a stretto giro, le parole dure di Virginia Raggi: «Non c’è spazio per i corrotti dentro la mia amministrazione».

MA NON È COSÌ FACILE scrollarsi di dosso questa storia, perché fino a poche ore prima De Vito tutto era tranne che un alieno, come dimostra lo sconforto che circola tra gli eletti. I membri del gruppo dei consiglieri comunali del M5S non fanno mistero di essere sconvolti da una notizia che non si aspettavano e che piomba sulla maggioranza proprio allo scoccare del millesimo giorno di amministrazione pentastellata. L’ex capogruppo Paolo Ferrara, che aveva dovuto dimettersi quando era stato sfiorato da una vicenda appena archiviata di relazioni pericolose con il costruttore Luca Parnasi anch’essa collaterale alla costruzione dello stadio della Roma, non nasconde i suoi sentimenti: «Sono molto dispiaciuto, è una giornata triste», dice. Anche la senatrice Paola Taverna confessa: «Se tutta questa vicenda venisse confermata, sarebbe un dolore immenso». Il paradosso è che la sindaca ha la possibilità di far tacere una cordata di attivisti, quella di De Vito e Lombardi, che non aveva lesinato critiche nei suoi confronti. Ma non è detto che la valanga che ha colpito i suoi nemici interni non colpisca lei. Per questo non fa mistero di essere «infuriata». «Questo progetto dello stadio è stata la nostra rovina», ammette un’altra consigliera, Monica Montella, uscendo da un vertice di maggioranza in Campidoglio. E qualcuno si chiede che effetti avrà tutto questo sulla discussione in corso relativa alle riforme dei regolamenti e all’eliminazione del tetto dei due mandati elettivi proprio a partire dai consigli comunali: non pare che il clima consenta di sbloccare la carriera dei politici di professione anche dentro il Movimento 5 Stelle.

MA C’È SOPRATTUTTO un dettaglio cronologico, un accanimento del destino, che riguarda la tempistica di questa vicenda e che fa temere ai 5S di trovarsi di fronte alla tempesta mediatica perfetta, la vera congiunzione astrale che prelude l’apocalisse: la notizia clamorosa dell’arresto di un grillino di primo piano si diffonde proprio mentre il senatori del M5S, con pochissime defezioni, stanno votando l’immunità per Matteo Salvini, che infatti per una volta si mantiene molto cauto sulle questioni romane. Le opposizioni si muovono su due livelli: da una parte ostentano fair play e fanno proclami di garantismo che suonano come uno schiaffo morale a una forza politica che poco tempo fa portava le arance in aula per sbeffeggiare gli amministratori detenuti e invocare nuovi arresti. Dall’altra chiedono a Raggi di staccare la spina e prendere atto del suo «fallimento politico».

PER OGGI È PREVISTO l’interrogatorio di De Vito. Le parole pronunciate dai pm circa la «estrema disponibilità» che ci sarebbe stata da parte del grillino nei confronti dei costruttori e sul suo ruolo di apripista verso l’interlocuzione con altri consiglieri per sbloccare i progetti fanno tremare qualcuno nel M5S. Ma il vero timore riguarda il danno d’immagine e le conseguenze elettorali, a pochi giorni dal voto in Basilicata e a due mesi dalle europee che saranno uno spartiacque della legislatura grillina e dell’esperienza di governo gialloverde.