Tra le tante memorabili dichiarazioni di Bolsonaro ci mancava giusto quella su Che Guevara come «criminale comunista». La sparata è arrivata il 9 ottobre su Twitter, in occasione del 53.mo anniversario dell’uccisione in Bolivia del Guerrillero Heroico, icona amatissima degli oppressi di tutto il mondo e di generazioni di militanti di sinistra.

È anche contro di loro che si è scagliato quello che per tanti è il criminale, lui sì, che occupa indegnamente la presidenza del Brasile: l’eredità di Che Guevara, ha detto, «ispira solo emarginati, drogati e la feccia di sinistra». E ha proseguito: «Con la sua fine il comunismo ha perso forza in America latina, ma è ritornato in auge con il Forum di São Paulo che noi continuiamo a combattere».

Il riferimento è alla conferenza di partiti progressisti – peraltro in maggioranza moderati – e di altre organizzazioni latinoamericane lanciato dal Pt, il Partito dei Lavoratori brasiliano, nel 1990.

A rispondere a Bolsonaro è stato proprio un deputato del Pt, Paulo Pimenta, che ha sarcasticamente ricordato quali siano invece gli illustri «esempi ispiratori» del presidente, tra cui Fabrício Queiroz, il tesoriere del suo clan e uomo chiave dei suoi affari illeciti, la madre e la moglie di Adriano Nóbrega – il defunto capo di una delle più violente milizie di Rio de Janeiro, Escritório do Crime – assunte nel gabinetto di suo figlio Flávio e naturalmente il torturatore della dittatura Brilhante Ustra.

Bolsonaro non è stato però l’unico a insultare la memoria del grande leader rivoluzionario. In Bolivia, il governo golpista di Jeanine Añez ha addirittura organizzato una cerimonia pubblica per rendere omaggio agli «eroi» responsabili dell’assassinio di Che Guevara a La Higuera, ordinato dal presidente boliviano René Barrientos (sotto la regia della Cia) ed eseguito dal sergente Mario Terán.

Assassinio grazie a cui, ha affermato la presidente autoproclamata intervenendo durante l’evento, è stato sbarrato il passo alla «dittatura comunista». «Non permetteremo mai che si insedi la tirannia», ha assicurato dall’alto delle sue credenziali democratiche, sottolineando come il miglior omaggio «ai boliviani caduti per fermare il Che e la sua invasione criminale» sia «costruire tutti insieme la libertà e la democrazia».

Dall’Argentina, però, si è fatto sentire anche Evo Morales, che su Twitter ha scritto che «i sogni del Che vivono in tutti coloro che lottano con passione e coraggio, senza perdere la tenerezza, per una maggiore giustizia sociale nel mondo».

E tra le migliaia di messaggi comparsi sulle reti sociali in onore del leader rivoluzionario non poteva mancare quello del presidente venezuelano Maduro, convinto che il Che sia sempre al fianco di quanti «resistono fermamente alla prepotenza di chi vorrebbe mettere a tacere la nostra verità».