Presidente senza consenso popolare cerca disperatamente 50 miliardi. François Hollande, che continua a battere dei record di impopolarità (siamo al 19% di gradimenti), deve dare un contenuto alle promesse fatte al padronato, che segnano l’adeguamento finale della Francia alle politiche di austerità che hanno già dato prova dei loro effetti disastrosi nei paesi della periferia dell’Unione europea. Il Patto di responsabilità proposto al Medef (la Confindustria francese) prevede forti sgravi di contributi per gli imprenditori. In cambio – forse – ci sarà un vago impegno a creare posti di lavoro. Ma intanto, tenendo conto della promessa fatta alle famiglie di non aumentare la pressione fiscale già a livelli considerati di guardia da molte categorie di popolazione – che hanno fatto rumorosamente sentire il loro dissenso, come i “berretti rossi” in Bretagna – bisogna trovare 50 miliardi di economie tra il 2015 e il 2017 (anno della prossima presidenziale), che andranno ad aggiungersi ai tagli di 15 miliardi già previsti nella finanziaria di quest’anno. Il piccolo fermento di crescita – +0,3% nel 2013, leggermente di più del previsto – non è sufficiente per ritrovare l’equilibrio dei conti. Lo stato dovrà spendere meno, mentre rappresenta ancora il 33% della spesa pubblica, che in Francia è pari al 57% del pil. Poi ci sono la spesa sociale (47% della spesa pubblica) e gli enti locali (20%). La Corte dei Conti, presieduta dal socialista Didier Migaud, chiede “riforme di fondo nelle diverse amministrazioni pubbliche” e di “mettere sotto controlla la massa salariale”. Il padronato, non contento degli sgravi di contributi, adesso spinge per ottenere una riforma al ribasso dei sussidi di disoccupazione. Alcuni ministri ed esponenti socialisti di primo piano hanno fatto filtrare una delle ipotesi allo studio: per frenare l’aumento della massa salariale della funzione pubblica, insegnanti compresi, potrebbe venire congelato l’avanzamento di carriera. Sul fronte della spesa sociale, gli ospedali sono nella linea di mira. C’è un deficit di più di 6 miliardi quest’anno nel settore “malattia” della Sécurité sociale. Le ipotesi sul tavolo sono un ridimensionamento del numero di letti negli ospedali (privilegiando la chirurgia ambulatoriale) e il delicato capitolo della chiusura dei piccoli ospedali (che in alcune zone sono il principale datore di lavoro). Finora la sinistra aveva evitato di intervenire con dei tagli nella sanità.

Chi farà lo sporco lavoro? Hollande non ha ancora deciso, ma potrebbe essere costretto a un cambiamento di governo, a sostituire il primo ministro Jean-Marc Ayrault. L’ala sinistra del Ps è sul piede di guerra, dopo la svolta social-liberista in economia e le continue rinunce sulle riforme sociali (ultima in data: il ritiro della riforma del diritto di famiglia, prima ancora che la legge venisse redatta, a causa delle manifestazioni del Tea-party alla francese). I Verdi, che hanno due ministri nel governo, sono sempre più perplessi. Ma a marzo ci sono le elezioni municipali, seguite a maggio dalle europee, due appuntamenti che rischiano di essere molto dolorosi per il Ps.