Beppe Grillo e Davide Casaleggio arrivano a Roma per un vertice serale all’hotel Forum con Luigi Di Maio. «State vicini a Luigi», diceva il comico qualche giorno fa, quando pareva che la legislatura stesse precipitando. A 72 dalla scadenza del termine entro il quale il Quirinale si aspetta una risposta chiara sull’accordo M5S- Lega , Grillo chiarisce che lui «vicino a Luigi» e al Movimento c’è ancora e ci resterà: «Ma state scherzando? Ditemi che state scherzando», risponde ai giornalisti che gli domandano se con i 5S al governo il suo compito sarà finito.

Nel pomeriggio Casaleggio presenta una nuova funzione del portale Rousseau, la piattaforma digitale del M5S. Promette l’espansione della sua creatura, rilancia l’idea di una banca pubblica che sostenga gli investimenti in innovazione e soprattutto annuncia che l’intesa con la Lega verrà sottoposta alla votazione online. Dunque, il governo Di Maio-Salvini dovrà essere approvato dai circa 140 mila iscritti certificati, dei quali solo qualche decina di migliaia sono in media utenti veramente attivi, quantomeno presenti alle chiamate per le votazioni digitali.

Quando, vista l’esperienza pregressa e le annotazioni del garante della privacy sul database di Rousseau, viene chiesto che tipo di garanzie ci saranno sulle operazioni di voto, Casaleggio risponde rifugiandosi in un tecnicismo: «Stiamo lavorando su un sistema di certificazione distribuito che verrà certificato direttamente su Blockchain, ma al momento non posso dire quali sono le date di rilascio di queste applicazioni». Il riferimento è a un sistema di verifica nel quale ogni transazione è sorvegliata da alcuni nodi che dovrebbero garantire due dei punti deboli finora palesatisi in Rousseau: la sicurezza del voto e la certezza dell’anonimato.

Insomma, la piattaforma che da mesi pareva messa in un angolo, surclassata dalla sproporzione tra i milioni di voti raccolti in tutt’Italia e il piccolo zoccolo duro di iscritti, diventerà il luogo della ratifica dell’accordo con Matteo Salvini. Un passaggio simbolico che serve anche ad arginare possibili malumori e a ripristinare l’immagine di non-partito orizzontale.

Nel M5S non si è aperto un vero e proprio dibattito. Lo scenario inedito e l’assenza di un luogo deputato alla discussione favoriscono l’accelerazione degli eventi. Anche se le forti perplessità che cominciano ad affiorare da opinion makers considerati vicini ai 5S potrebbero ricadere a cascata sui sentimenti della base. Alessandro Di Battista, in procinto di partire per le Americhe, ospite della nuova trasmissione di Andrea Scanzi, esprime la sua benedizione per l’accordo: «Se mi fido di Salvini? – Io non mi fido neanche di me stesso. Una cosa però voglio dirla: i cittadini che hanno sostenuto in passato, anche agli albori, la Lega sono molto simili ai nostri».

Il tema che continua a tenere banco dentro il M5S è quello del conflitto d’interessi, vera prova di indipendenza da Silvio Berlusconi. Barbara Lezzi precisa che «non sarà una legge contro Berlusconi. Non ci sarà nessuna vendetta né strategia punitiva nei confronti di Mediaset, azienda importante del paese». Il deputato abruzzese Andrea Colletti manifesta preoccupazione adottando una metafora culinaria: «In cucina si prepara il pasto con gli ingredienti che si hanno a disposizione, cercando di fare il meglio possibile – scrive su Fb – Ma se a un certo momento ci si accorge che uscirebbero dei pessimi piatti, se non indigesti, uno chef corretto avvisa i commensali, chiude la cucina ed esce al mercato per vedere se vi sono alimenti migliori da poter offrire».