«Proposta inaccettabile per la credibilità della democrazia in tutta l’Africa». Con queste parole il presidente della Comunità economica degli stati dell’Africa Occidentale (Cedeao), Nana Akufo-Addo, ha respinto la proposta della giunta militare maliana, che per la transizione chiedeva «dai 6 mesi ai 5 anni» prima di cedere il potere ai civili.

La Cedeao si è riunita domenica a Accra, in Ghana, per un vertice straordinario. E ha confermato all’unanimità le decisioni prese anche dall’Unione monetaria dell’Africa occidentale (Uemoa) poche ore prima: congelare i beni maliani all’interno della Banca centrale degli Stati dell’Africa occidentale, tagliare gli aiuti finanziari, chiudere i confini con il Mali degli stati membri dell’organizzazione. Ma anche sospendere le transazioni commerciali con Bamako, a eccezione dei prodotti essenziali, medicinali, prodotti petroliferi, elettricità.

SANZIONI DURISSIME che si aggiungono alla volontà di isolare diplomaticamente il paese con il ritiro dal Mali di tutti gli ambasciatori dei paesi che aderiscono alla Cedeao, visto che il vertice ha rilevato «il fallimento definitivo della transizione, senza le elezioni concordate per febbraio 2022». A nulla è servito l’invio a Accra di una delegazione guidata dal ministro degli Esteri maliano, Abdoulaye Diop, per trattare il posticipo della transizione fino «al massimo altri 4 anni».

Un messaggio chiaro nei confronti anche dell’altra giunta militare del colonnello Mamady Doumbouya, salita al potere dopo il golpe dello scorso ottobre in Guinea Conakry. Il comunicato ufficiale della Cedeao ha chiarito che queste misure devono «preservare la democrazia in tutti i paesi aderenti» e che le sanzioni economiche, politiche e finanziarie mirano a colpire «i vertici militari che governano questi paesi e non la popolazione».

Da parte loro, in una dichiarazione letta in tv dal ministro Abdoulaye Maïga, portavoce del governo, le autorità militari maliane condannano «queste sanzioni illegittime» e si dicono «rammaricate» che la Cedeao sia strumentalizzata «da potenze extraregionali», in primis la Francia e altri partner occidentali.

NIAGALÉ BAGAYOKO, presidente dell’African Security Sector Network (agenzia specializzata in analisi geopolitica), in un’intervista rilasciata all’agenzia Afp, indica quanto la proposta di proroga sia stata vista dalla Cedeao «come un affronto che metteva a rischio la sua credibilità».

Le sanzioni mettono in mostra sia quanto la Cedeao possa utilizzare «la sua autorevolezza e la sua capacità di adottare misure rigorose suscettibili di avere un impatto rapido sull’economia maliana, già in difficoltà», sia quanto il paese guidato dal presidente ad interim, colonnello Assimi Goita, si stia «progressivamente isolando dal resto della comunità internazionale», conclude Bagayoko.

FORTI TENSIONI si sono accentuate in questi mesi in particolare con la Francia, ex potenza coloniale, e una quindicina di potenze occidentali, coinvolte nella lotta contro il jihadismo in Mali, riguardo alla presenza di mercenari russi della compagnia Wagner nel paese.

Presenza confermata lo scorso lunedì dal giornalista dell’emittente France24, Wassim Nasr, che riporta di un primo scontro tra militari russi e maliani contro il gruppo jihadista della Katiba Macina, affiliata ad Al Qaeda, a Bandiagara nel centro del paese e della presenza di altri 200 russi nella base di Timbuktu, ufficialmente inquadrati come «geologi e addestratori nell’ottica di una stretta collaborazione militare con Mosca», come ha precisato il governo di Bamako.

Errata Corrige

Bocciata la proposta della giunta militare. Sanzioni, confini chiusi e isolamento diplomatico, il principale organismo regionale alza la voce. E l’arrivo sul terreno dei russi resta motivo di alta tensione con la Francia. Un messaggio anche ai golpisti della Guinea Conakry