Prosegue l’ondata di arresti nella Federazione Russa ai danni dei sostenitori dell’oppositore Aleksej Naval’nyj, a seguito delle manifestazioni organizzate nelle maggiori città del paese per protestare contro il suo arresto il 17 gennaio scorso.

Numeri importanti, che segnano un record storico: l’organizzazione per i diritti umani Ovd-Info ha infatti segnalato il fermo di 5.021 persone – 1.650 solamente a Mosca – durante le proteste del 31 gennaio, mentre il ministero dell’Interno non ha ancora pubblicato dati ufficiali sul numero degli arresti.

Nel mirino delle autorità anche Kira Jarmysh, portavoce di Naval’nyj per la quale il tribunale del quartiere Basmannyj di Mosca ha disposto gli arresti domiciliari fino al 23 marzo; e la moglie dell’oppositore, Julia, che ha ricevuto una multa dopo un fermo di alcune ore nella giornata di ieri.

Le accuse, come per altre figure di spicco della Fondazione per la Lotta alla Corruzione, guidata dall’oppositore, sono più pesanti rispetto al reato amministrativo che si verrebbe a configurare nel caso di partecipazione ad una manifestazione non autorizzata, dal momento che la violazione delle norme anti Covid è considerata attentato alla salute pubblica e assume rilevanza penale.

Nel frattempo, la Procura generale russa ha approvato la richiesta del Servizio penitenziario di commutare la libertà vigilata di Naval’nyj per il caso Yves Rocher con un periodo di detenzione: l’ufficio del procuratore generale ha ribadito come l’oppositore abbia violato ripetutamente le condizioni di libertà vigilata, e nello specifico l’obbligo di presentarsi almeno due volte al mese dinnanzi alle autorità competenti a seguito delle sue dimissioni dall’ospedale in Germania, dove era stato ricoverato per l’avvelenamento dello scorso agosto.

Non sembra avvicinarsi, quindi, il rilascio dell’oppositore russo, mentre in rete e sui social network continuano a susseguirsi video che mostrano atti di violenza da parte delle forze di polizia durante le proteste. Testimonianze che hanno portato a reazioni molto dure da parte della comunità internazionale.

“Le persone devono poter esercitare il loro diritto di manifestare senza timore di repressione”, ha scritto su Twitter l’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell. Una “ferma condanna” è arrivata anche da fonti della Farnesina, che hanno chiesto “il rilascio di coloro che sono stati arrestati soltanto per avere fatto sentire la propria voce e manifestano le proprie idee senza violenza”. Nel frattempo, anche le autorità francesi hanno chiesto di sospendere i lavori di costruzione del gasdotto Nord Stream 2 come contromisura per la vicenda Naval’nyj.

La repressione fa trasparire la preoccupazione con cui le autorità russe guardano al suo movimento: il consenso nei confronti del presidente, Vladimir Putin, è andato calando a partire dal 2018, a seguito della riforma che ha innalzato l’età pensionabile a 65 e 60 anni rispettivamente per gli uomini e per le donne – in Russia l’aspettativa di vita per gli uomini è pari a circa 65 anni. Va poi considerata la forza di Russia del futuro, il partito di Naval’nyj, nelle città di Mosca e San Pietroburgo, che in un paese centralizzato come la Russia hanno sempre fatto da apripista nel corso della storia.

Al difficile contesto politico si aggiunge poi la vicenda della presunta residenza di Putin sul Mar Nero, svelata dai sostenitori di Naval’nyj in un video pubblicato sul suo canale YouTube, che in poco tempo ha registrato più di 100 milioni di visualizzazioni. Uno “scandalo” che ha costretto il magnate dell’edilizia Arkadij Rotenberg, amico ed ex compagno di judo del presidente russo, ad intervenire per smentire le accuse e confermare di essere il “beneficiario” della villa per la quale emerge comunque nella società costruttrice la presenza di un membro della famiglia Putin.

Russia del futuro, pur assente dal Parlamento e dalle amministrazioni regionali, potrebbe quindi diventare un pericoloso acceleratore di instabilità per il sistema russo, rigido e quindi molto sensibile ai cambiamenti, soprattutto se alimentati dal calo dei consensi e da sentimenti popolari come l’astio nei confronti degli oligarchi e la crescente insofferenza per i problemi legati alla corruzione.

A rendere l’opposizione di Naval’nyj ancora più pericolosa contribuisce poi la mancanza di un’opposizione politica concreta nel paese: nella Duma di Stato, oltre a Russia Unita, con il 54,2 per cento, sono presenti il Partito Comunista, storicamente più illiberale di quello di Putin; il Partito liberaldemocratico di Vladimir Zirinovskij, nazionalista di destra; e Russia Giusta, il cui fondatore, Sergej Mironov, ha più volte sostenuto Putin negli anni passati. È proprio in assenza di una vera e propria opposizione, intesa in senso occidentale, che il consenso popolare rischia di essere diretto verso una realtà extraparlamentare come quella di Naval’nyj, che può diventare il catalizzatore del disagio sociale e del dissenso politico.