«È impossibile separare gli artisti dalla realtà. La quotidianità da cui arriviamo è fortemente politica e di conseguenza, lo sono anche i testi che accompagnano la musica che produciamo». Le parole sono quelle di Tarek Abu Kwaik, frontman dei 47 Soul, interessante formazione che si sta mettendo in luce in ambito world music. Il combo è emerso a fine 2015 grazie ad un azzeccato singolo dal titolo Intro to Shamstep, vero e proprio manifesto musicale di una miscela di hip-hop, electro e musica tradizionale, che il cantante ci presenta nel dettaglio: la Shamstep include un suono sintetizzato che rammenta un antico strumento a fiato, il mijwz, che si aggancia alla danza tradizionale, la dabke. Al tutto aggiungi dei battiti elettronici e capirai perché per noi lo spirito del movimento sul dancefloor ci dia un senso di libertà. Arriviamo dalla Palestina e dalla Giordania. Facciamo parte del movimento di musica araba alternativa odierno e in contemporanea anche della nostra scena musicale popolare, la Shaabi».

Alle strutture meramente sintetiche, i quattro musicisti dal vivo aggiungono chitarre, percussioni e synth, moltiplicando in questo modo la capacità di creare empatia con il pubblico. Ad amplificare l’attitudine dance, concorrono immissioni, pur se minimali, di melodie reggae e dub.

Un suono folklorico potente e attuale, che sublima nelle liriche di lotta: «Le tematiche sociali sono importanti per noi. Fondamentalmente esprimiamo quello che percepiamo dalla realtà, che racconta di politiche inadeguate e senza nessuna soluzione». Brani come Mo Light, Machina e Marked Safe sono tra i migliori del loro lavoro d’esordio, pubblicato a febbraio dalla Cooking Vinyl, dal titolo Balfron Promise. Il nome del disco arriva dal loro luogo di residenza, una torre di ventiquattro piani in East London, in cui si sono stabiliti negli ultimi due anni. 47 Soul sono al momento impegnati nel tour di presentazione, che include tra l’altro la loro esibizione alla ventitreesima edizione dell’Ariano Folk Festival il prossimo 17 agosto.

La rassegna irpina tra il 15 e il 19 agosto, propone una cartellone ricco di spunti interessanti: apertura con gli olandesi Mauskovic Dance Band e la loro electro-cumbia, il giorno dopo protagonisti sono i divertenti bosniaci Dubioza Kolektiv con il loro ska-punk balcanico. Il 18 è ad appannaggio di quella che è probabilmente la formazione più attesa, ovvero la cosmopolita band Ifriqiyya Electrique con il suo selvaggio tribalismo percussivo, a cui farà da spalla l’ensemble transalpino dei Lalala Napoli.

Chiusura di festival affidata alla Bandabardò e alla unica data italia della star della world music Calypso Rose. L’artista di Trinidad e Tobago vanta dalla sua una lunga carriera discografica e una altrettanto importante lista di riconoscimenti, tra cui quello di artista dell’anno al Womex 2016, grazie anche al suo costante e continuo impegno per i diritti civili delle donne.