Il bollettino è una doccia fredda dopo alcuni giorni di speranza. In 24 ore si sono registrati oltre 34 mila nuovi casi positivi al coronavirus grazie a quasi 220 mila tamponi. È un nuovo record ma non è una sorpresa. Calcolando la media settimanale, il dato è in linea con quelli degli ultimi giorni: in crescita sì, ma non più esponenziale come a ottobre. Sono soprattutto i 445 decessi a preoccupare. Non erano così tanti dal 2 maggio, quando il Paese uscì dal primo lockdown. La previsione del fisico Giorgio Parisi di 500 decessi quotidiani a metà novembre adesso sembra meno catastrofista. Prosegue la salita anche dei pazienti di Covid-19 in terapia intensiva, 99 in più in 24 ore. In totale sono 2.391 e continuano a raddoppiare ogni 10 giorni. Lombardia (8.822 nuovi casi) e Campania (3.888) sono le regioni in cui il virus circola di più. È tornato a salire il rapporto tra casi e tamponi, di nuovo vicino al 16% nella media nazionale, con punte vicino e oltre il 20% in Val d’Aosta, Lombardia, Marche e Campania.

I DATI ARRIVANO mentre l’infettivologo e responsabile della prevenzione Gianni Rezza presenta la situazione epidemiologica delle regioni, facendogli perdere la tradizionale bonarietà: «Avvicinarsi ai cinquecento decessi non è una buona notizia. Il virus corre e frenarlo è necessario». Insieme al presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, Rezza aveva per la prima volta reso pubbliche le valutazioni che hanno collocato le regioni nelle zone rosse, arancioni e gialle.

NONOSTANTE LE PROTESTE dei governatori Fontana e Cirio, c’è poco da discutere su Lombardia e Piemonte. Oltre a un numero molto elevato di nuovi casi, registrano un indice Rt pari a 2 che indica un ulteriore peggioramento. Ha destato stupore, invece, la classificazione della Calabria tra le zone più a rischio. È la regione con il più basso numero di nuovi casi – 20 ogni 100 mila abitanti nell’ultima settimana. Ma l’indice di trasmissione Rt è a 1,84, uno dei più elevati. Solo Lombardia e Piemonte, tra le regioni, sono in una situazione peggiore. Questo significa che la tendenza è in netto peggioramento. Alla velocità del contagio si somma un sistema sanitario assai fragile. Secondo la cabina di regia la probabilità di saturare le terapie intensive con i pazienti Covid è superiore al 50%. «C’è un aumento della trasmissione in atto» spiega Rezza «per cui la situazione potrebbe diventare più critica nel prossimo futuro». «Il deficit strutturale delle strutture sanitarie» insieme all’indice Rt e alla scarsità di personale spiega perché «sia finita in una fascia più elevata di quello che potrebbe sembrare basandoci sul numero dei casi».

PREOCCUPA INFINE la capacità della Regione di raccogliere e trasmettere dati sufficientemente precisi per monitorare la situazione. «È stato rilevato un forte ritardo di notifica dei casi» scrive il report della cabina di regia «che potrebbe rendere la valutazione di questi indicatori meno affidabile». Non è nemmeno sicuro quanti siano i pazienti ricoverati in rianimazione: nella notte l’ospedale di Cosenza ne aveva cancellati 15, depennati solo in quanto «non intubati», forse per un tentativo estremo di abbellire le cifre.

L’opacità non è limitata alla Calabria. Il rapporto della cabina di regia fa emergere l’inefficienza generalizzata del monitoraggio da parte delle regioni. Ritardi di notifica sono registrati anche in Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli, Liguria, Marche, Sicilia e Veneto. Va ancora peggio in Val d’Aosta, altra regione rossa dal punto di vista epidemiologico, che da ben tre settimane è dichiarata in una situazione «non valutabile» per mancanza di dati. Altre ancora forniscono dati contraddittori alla Protezione Civile e all’Iss, come Toscana e in Sardegna dove non si capisce se i casi aumentino o diminuiscano. Abruzzo, Basilicata, Liguria, Val d’Aosta e Veneto non sono in grado di fornire dettagli clinici su oltre il 40% dei casi sintomatici, e questo rende più incerta la stima dell’indice di trasmissione Rt.

ANCHE IN CAMPANIA alla vigilia della valutazione erano spariti 52 pazienti dalla terapia intensiva: vi erano stati inseriti per errore secondo la versione ufficiale e ora il M5S locale chiede chiarezza. Molti si aspettavano che la regione figurasse tra le zone a rischio e non nell’area gialla in cui poi è finita. «È una situazione complessa», spiega Rezza, con molti casi nel nord della regione e decisamente di meno nel sud. «Abbiamo un Rt di 1,29», non altissimo. «La trasmissione ha un po’ rallentato quindi non c’è forse bisogno immediato di nuove misure».