Il 20 e 27 novembre del 2020 vi fu sul manifesto uno scambio di lettere tra chi scrive (qui) e la Presidente della Commissione Difesa del Senato Roberta Pinotti (qui) sulla vicenda della legge per la restituzione dell’onore alle 750 vittime del militarismo e della giustizia militare dei Tribunali di guerra.

Le promesse di impegno per la risoluzione di una pagina tragica della follia della guerra si risolsero in un ennesimo insulto con l’insabbiamento della proposta di legge e l’approvazione di una risoluzione generica e senza atti di riparazione anche simbolici per ricostruire una memoria collettiva.

Nelle proposte di legge (Rojc e De Petris al Senato e Tondo alla Camera dei deputati), oltre al richiamo ai principi della Costituzione che non ammette la pena di morte e a precisi impegni per la ricostruzione delle drammatiche vicende denunciate nel 1968 da Forcella e Monticone nel volume “Plotone d’esecuzione”, si prevedeva che nel complesso del Vittoriano fosse affissa questa iscrizione: «Nella ricorrenza del centenario della Grande guerra e nel ricordo perenne del sacrificio di un intero popolo, l’Italia onora la memoria dei propri figli in armi, vittime della crudele giustizia sommaria. Offre la testimonianza di solidarietà ai soldati caduti, ai loro familiari e alle popolazioni interessate, come atto di riparazione civile e umana».

Cosa è accaduto invece?

Approfittando delle celebrazioni del Milite ignote è stata affissa al Vittoriano una targa che recita così: «Nella ricorrenza del centenario della traslazione della salma del milite ignoto all’altare della patria, la Repubblica italiana onora la memoria dei propri figli in armi fucilati durante la Prima guerra mondiale per reati contro la disciplina, anche in assenza di un oggettivo accertamento della loro responsabilità, a testimonianza di solidarietà ai militari caduti, ai loro familiari e alle popolazioni».

Colpisce il riduzionismo storico, il linguaggio burocratico e leguleio e l’italiano zoppicante di una targa misera se non miserabile.

Per fortuna il Friuli Venezia Giulia con una decisione all’unanimità del Consiglio regionale ha approvato il 28 maggio 2021 una legge, non impugnata dal Governo, per la riabilitazione storica attraverso la restituzione dell’onore dei soldati nati o caduti nel territorio dell’attuale Regione Friuli Venezia Giulia condannati alla fucilazione per l’esempio.

Una bella prova di autonomia davvero speciale.

Il Presidente Mattarella per fortuna nel suo discorso per il 4 Novembre ha stigmatizzato «le colpe scaricate in modo scellerato sulle truppe, sino all’orrore del sorteggio per decidere, con la decimazione, i soldati da destinare alla fucilazione». Una frase non banale che condanna la pusillanimità della politica e del parlamento nei confronti del potere militare.