Dodici migranti, tra cui due donne, una delle quali incinta, sono morte nel mare di Alboran, al largo della Spagna, mentre altre dodici risultano disperse. A darne notizia è stata la Croce rossa spagnola. I corpi sono stati trovati dal Salvamento Maritimo, l’organizazione statale di soccorso, sul fondo del barcone sul quale stavano viaggiando dopo essere salpati il 18 dicembre scorso da Cape del Agua, in Marocco. Altri 33 migranti sono stati tratti in salvo. Proseguono intanto le ricerche di altre tre imbarcazioni, tre gommoni che si troverebbero nello stesso tratto di mare.

Almeno altri 20 migranti sono morti invece al largo di Orano, in Algeria, in seguito a un incendio scoppiato a bordo del barcone sul quale stavano viaggiando. Altri nove migranti sono stati salvati da una nave mercantile battente bandiera liberiana. I superstiti, tra i quali due bambini di due anni, hanno subito ustioni.

Secondo i dati forniti dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni fino al 16 dicembre scorso sono state 2.217 le persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo tentando di raggiungere l’Europa. Nonostante il vistoso calo degli arrivi, dimuniti dell’80 per cento rispetto allo scorso anno, la rotta del Mediterraneo centrale dalla Libia resta la più pericolosa al mondo con 1306 moirti contro i 744 della rotta dal Marocco verso la Spagna).

Proprio la Libia è al centro dell’ultimo rapporto dell’Unhcr sul modo in cui vengono trattati i migranti. E l’organismo delle Nazioni unite non esita a parlare di «orrori inimmaginabili». In 61pagine viene descritto l’inferno degli abusi subiti da donne, bambini e uomini dal momento in cui entrano nel Paese, durante la loro permanenza e – se vi riescono – mentre tentano di attraversare il Mediterraneo. «La stragrande maggioranza delle donne e delle adolescenti intervistate – si legge nel documento – ha riferito di essere stata violentata dai trafficanti».
Il rapporto documenta inoltre uccisioni, torture, condizioni di detenzione inflitte a migranti e rifugiati.