Oltre 15 milioni di bambini nel mondo lavorano come domestici, a rischio di abusi fisici, psicologici e sessuali. L’organizzazione Internale del lavoro (Ilo) lancia l’emergenza lavoro minorile. Si tratta di bambini che «lavorano molte ore, non hanno la libertà personale e lavorano al nero – afferma Constance Tommaso, direttrice del programma per l’eliminazione del lavoro minorile – si tratta di un esercito di 15,5 milioni di bambini-domestici che rappresenta il 5% del lavoro minorile bnel mondo stimato in 305 milioni di minori dai 5 ai 17 anni». La maggior parte di loro sono bambine tra i 5 e i 14 anni, «una situazione che riguarda tutte le zone del mondo – ha aggiunto Thomas – ma è pratica comune in paesi come il Burkina Faso, la Costa d’Avorio, il Ghana e il Mali».
In Italia i minori a rischio sfruttamento con conseguenze per la salute, la sicurezza e l’integrità personale sono 30 mila. La stima è dell’associazione Bruno Trentin e di Save the Children che hanno realizzato insieme un’indagine. Nel nostro paese sono più di uno su 20 i minori sotto i 16 anni (il 5,2% del totale nella fascia di età tra i 7 e i 15 anni) che sono costretti a lavorare a causa delle condizioni economiche della famiglia di origine oppure a causa di una carriera scolastica particolarmente travagliata. A lavorare si inizia molto presto, prima degli 11 anni, ma è con il crescere dell’età che le possibilità dello sfruttamento aumentano fino a coinvolgere 2 bambini su 10 tra i 14 e i 15enni. Il 46% die bambini che lavorano sono femmine e tutti sono per lo più impegnati in attività occasionali e precarissime per 4 o addirittura 5 ore di lavoro al giorno. La maggior parte dei minori viene impiegata nelle attività familiari, da parenti o amici di famiglia. In altre parole, sono impigliati nell’economia sommersa o al nero che rappresenta una parte del Pil sommerso del nostro paese. Tra i principali lavori svolti, l’associazione Trentin e Save the Children hanno individuato quelli nella ristorazione (18,7%) come il barista o il cameriere, l’aiuto in cucina o l’aiuto pasticcere o nei panifici. C’è poi l’attività da venditori ambulanti (oltre il 14%), le pulizie o nei cantieri (1,5%). Infine i babysitter (4%). «Al di là dei numeri – sostiene Raffaella Milano, direttrice programmi di Save the Children – questa realtà sta crescendo a causa della crisi econommica».