«La pazienza è finita». I duemila tirocinanti della Giustizia italiana ne hanno «abbastanza di promesse e prese in giro». Nessuna risposta alle richieste di intervento neppure dopo la manifestazione nazionale del 28 giugno promossa dalla Fp Cgil. Diciassette giorni di silenzio da parte del ministero.
Vanno avanti a 400 euro al mese da anni e aspettano le soluzioni già discusse con il ministro Andrea Orlando.
La situazione è sempre più paradossale. I lavoratori – spesso 40 o 50 enni – utilizzati nel corso di questi anni per colmare le oltre 9mila carenze di organico del comparto, garantendo così la prosecuzione delle attività, ma con una retribuzione al di sotto della soglia sussistenza. Un’esercito di precari impegnati in attività che, se venissero a mancare, comprometterebbero ulteriormente la già critica condizione della giustizia: archiviazione degli atti, digitalizzazione, appoggio logistico a pm e polizia. Tutto a tempo pieno, come lavoratori subordinati.
Vivino in limbo da cui non riescono ad uscire anche tutta la buona volontà. Anche da parte del sindacato che da tempo ha avanzato proposte concrete per risolvere il problema: questa platea di lavoratori già formati, considerati indispensabili dagli uffici, può essere reclutata con selezioni pubbliche tramite i centri per l’impiego, lo chiediamo da anni, per svolgere ruoli che verranno presto lasciati vuoti dalla riqualificazione del personale interno. Così come ha presentato un progetto nazionale di durata triennale che prevede la collaborazione del Ministero del Lavoro e della Pubblica Amministrazione ed Innovazione, volto a salvaguardare le competenze acquisite e ad implementarle in maniera da poter essere utilizzate in tutte le Amministrazioni sia centrali sia locali.
Alcuni di loro in questi ultimi mesi hanno tentato la strada del concorso per Assistente Giudiziario, sebbene la Fp Cgil abbia sempre sollevato dubbi sulla possibilità che la vertenza potesse essere risolta con quella selezione. Come era facile prevedere, la maggior parte di loro, lavoratori maturi espulsi dal mondo del lavoro a causa della crisi, non ha superato le prove preselettive per titoli.
La Fp Cgil «richiama dunque il Ministro Orlando a rispettare le promesse fatte, avendo spesso dichiarato di non voler lasciare “indietro nessuno”, partendo dal presupposto che la modalità del tirocinio, sia a livello ministeriale, sia a livello di convenzioni regionali, non possa essere perpetrata all’infinito. Ad oggi tutto tace e il Ministro non risponde. Se è vero che “nessun sarà lasciato indietro” è il momento di aprire un tavolo e discutere della questione per trovare soluzioni. Non si può più attendere».