“Questi non sono buoni risultati”. Le parole di delusione del numero due di Podemos, Íñigo Errejón, pronunciate alle 10, col 70% dei voti scrutati, riassumono il senso della notte elettorale.

Il “sorpasso” di Unidos Podemos sul Psoe che tutti i sondaggi davano per sicuro non solo non si è concretizzato. Ma l’alleanza fra Izquierda Unida e Podemos non ha nemmeno superato i risultati del 20 dicembre, quando le due forze andavano separate. Ma il peggio di tutti è che il Partito popolare non solo arriva primo – cosa ampiamente prevista – ma guadagna ben 14 seggi. In questo modo, Mariano Rajoy vince la scommessa contro ogni pronostico e riesce a rafforzare una leadership che tutti davano per spacciata. Né corruzione, né scandali hanno potuto con il vecchio leader.

I numeri sembrano dunque dare ragione a chi in Podemos e Izquierda Unida non vedeva di buon occhio l’alleanza elettorale. Anche se Pablo Iglesias ha dichiarato ieri notte che l’alleanza – almeno per ora – non è in discussione. Ma certo a partire da lunedì sia Podemos che Izquierda Unida dovranno fare delle valutazioni su dove sono finiti il 3% (in proporzione) dei voti persi da dicembre a oggi sommando IU, Podemos e tutte le alleanze locali. All’appello mancano circa mezzo milione di voti.

In numeri, il Pp, con il 33% dei voti, oggi gode di 137 seggi (a dicembre ottennero praticamente la stessa percentuale di voti), il Psoe, benché con 23% dei voti, cioè 2 punti in più che a dicembre, ha 85 seggi (5 meno), Unidos Podemos mantiene i suoi 71 seggi (come a dicembre: ne avevano 69 Podemos e 2 Izquierda Unida), ma in percentuale di voti crolla rispetto alla somma di Podemos, le sue alleanze e Izquierda Unida: -3% dei voti. Anche Ciudadanos perde: con un punto percentuale in meno, il suo 13% gli fa perdere 8 dei suoi 40 seggi.

La partecipazione è stata solo una manciata di punti più bassa che a dicembre, intorno al 68%. Hanno votato 23 milioni e mezzo di persone, contro i 25 milioni che votarono a dicembre. Anche questi dati smentiscono categoricamente le stime dei sondaggisti: si aspettavano almeno 4-5 punti percentuali in meno di partecipazione.

Nonostante questo, l’alta partecipazione non ha favorito nessuno dei nuovi partiti, né Unidos Podemos, né Ciudadanos: è, di fatto, una vittoria del bipartitismo che sembrava definitivamente sconfitto a dicembre.

L’instabilità politica, quindi, è potenzialmente ancora più grande che a dicembre. Il partito popolare potrebbe addirittura riuscire a tornare al governo: assieme a Ciudadanos ora è già a 169 seggi (la maggioranza è 176), ma per farcela dovrebbe ottenere l’astensione di qualche altro partito, che oggi come a dicembre sembra impensabile.

Se Podemos dovesse davvero – come prometteva quando era convinto di superare il Psoe – appoggiare un eventuale governo di Sánchez, assieme otterrebbero solo 157 seggi. Ma potrebbero ottenere l’appoggio esterno di altri partiti. Solo che, a meno di un accordo con Ciudadanos, i partiti nazionalisti sarebbero di nuovo indispensabili, cosa che per i socialisti è indigeribile.

Ma c’è anche un altro elemento che peserà sul futuro socialista: nella roccaforte andalusa i socialisti non sono andati molto bene: la presidente andalusa Susana Díaz ha oggi meno cartucce per minare il cammino del suo segretario Pedro Sánchez. I socialisti dovranno mettere via i coltelli perché la leadership di Sánchez, che anche con 5 deputati in meno, salva gli stracci e la primazia nella sinistra, è al sicuro. E infatti ieri sera gongolava: siamo noi la principale forza del cambio.