Alcuni di noi, vincitori del Premio Nobel per l’economia, sono stati citati dai candidati per le elezioni presidenziali francesi, tra cui Le Pen e la sua équipe, per giustificare un’agenda politica sul tema dell’Europa.

I firmatari di questa lettera hanno posizioni diverse su questioni complesse come le politiche dell’Unione e di stimolo.

Tuttavia, le nostre opinioni convergono nel condannare questo sfruttamento del pensiero economico nel contesto della campagna elettorale francese.

  • La costruzione dell’Europa è di vitale importanza non solo per mantenere la pace nel continente ma anche per il progresso economico degli stati membri e il loro potere politico nel mondo.
  • Le proposte contenute nei programmi anti-europei destabilizzerebbero la Francia e metterebbero a repentaglio la cooperazione tra i paesi europei, che assicura oggi la stabilità economica e politica in Europa.
  • Le politiche isolazioniste e protezionistiche e le svalutazioni competitive, effettuate a spese di altri paesi, sono modalità pericolose per cercare di generare crescita. Esse portano a misure di rappresaglia e a guerre commerciali. Alla fine, si rivelerebbero dannose per la Francia e i suoi partner commerciali.
  • Quando sono ben integrati nel mercato del lavoro, gli immigrati possono essere un’opportunità economica per i paesi di accoglienza. Molti dei paesi più prosperi del mondo sono riusciti ad accogliere e integrare gli immigrati.
  • C’è una grande differenza tra la scelta di non aderire all’euro dall’inizio e uscirne dopo averlo adottato.
  • Occorre rinnovare gli impegni di giustizia sociale e quindi garantire e sviluppare l’equità e la protezione sociale, in accordo con i valori tradizionali della Francia: libertà, uguaglianza e fraternità. Ma si può e si deve raggiungere l’obiettivo della protezione sociale senza protezionismo economico.
  • Mentre l’Europa e il mondo si trovano ad affrontare difficoltà senza precedenti, abbiamo bisogno di più solidarietà, non meno. I problemi sono troppo gravi per essere lasciata a politici divisivi.

Lettera in francese pubblicata su Le Monde il 18 aprile 2017

Angus Deaton (Princeton, Premio Nobel per l’Economia 2015), Peter Diamond (Massachusetts Institute of Technology, 2010), Robert Engle (New York University, 2003), Eugene Fama (Chicago, 2013), Lars Hansen (Chicago, 2013), Oliver Hart (Harvard, 2016), Bengt Holmström (MIT, 2016), Daniel Kahneman (Princeton, 2002), Finn Kydland (Carnegie-Mellon, 2004), Eric Maskin (Harvard, 2007), Daniel McFadden (Berkeley, 2000), James Mirrlees (Cambridge, 1996), Robert Mundell (Columbia, 1999), Roger Myerson (Chicago, 2007), Edmund Phelps (Columbia, 2005), Chris Pissarides (London School of Economics, 2010), Alvin Roth (Stanford, 2012), Amartya Sen (Harvard, 1998), William Sharpe (Stanford, 1990), Robert Shiller (Yale, 2013), Christopher Sims (Princeton, 2011), Robert Solow (Columbia, 1987), Michael Spence (Stanford, 2001), Joseph Stiglitz (Columbia, 2001), Jean Tirole (Toulouse School of Economics, 2014).