Il 25 aprile è la testimonianza di «un popolo capace di riscattarsi, di riconquistare il proprio destino sulle macerie materiali e morali di un regime nemico dei suoi stessi concittadini». Lo ha detto Sergio Mattarella ieri al Quirinale. Ricevendo le associazioni combattentistiche e partigiane, il capo dello stato le ha elogiate come «importante argine di verità, monito permanente contro interessate riscritture della storia e degli avvenimenti, particolarmente in una fase di profonda trasformazione del rapporto tra informazione e pubblica opinione».

A Milano invece, invece. Corso Buenos Aires, quasi piazzale Loreto, non lontano da dove oggi pomeriggio partirà il grande corteo nazionale della festa della Liberazione. A metà giornata una cinquantina di tifosi della Lazio in trasferta per la semifinale di coppa Italia con il Milan srotolano uno striscione. Lungo, a coprire i volti: «Onore a Benito Mussolini». Slogan: «Camerata Presente». Un minuto, poi tutti via. Ma circolano i video e immediata monta l’indignazione degli antifascisti. Alla vigilia del 25 aprile. Non dice nulla per ore il ministro dell’interno, lui che ci ha tenuto a far sapere che non intende celebrare la giornata di festa nazionale. Poi, sollecitate, arrivano poche parole di condanna dove si evita accuratamente di definire il gesto neofascista. «Nessuna tolleranza per ogni forma di violenza verbale o fisica», dice solo Salvini. E più tardi aggiunge i complimenti alla polizia che ha identificato «14 idioti che invece di andare a vedere una partita di pallone vanno in giro a far casino». «Idioti». «A far casino». Si trattava, invece, di un gruppo assai più numeroso di fascisti orgogliosi, con tanto di striscione firmato: «Irriducibili». Una delle fazioni degli ultras della curva nord della Lazio. Se Salvini lo evita, sono moltissimi quelli che condannano la matrice neofascista del gesto oltraggioso, non per caso messo in atto alla vigilia del 25 aprile. Il sindaco Sala che oggi sarà sul palco dell’Anpi in piazza Duomo dice che «anche cercando di non drammatizzare non si può non capire che si stanno superando certi limiti. E che la denuncia di tutto ciò spetta alla politica. A tutta la politica, però».

Salvini è ancora preoccupato di fare distinguo. «Per me il 25 aprile è una festa, la democrazia è un valore, ma non è solo la festa dei comunisti», dice. In imbarazzo il presidente del Consiglio Conte spiega che «io non rispondo delle scelte di Salvini ma solo delle mie». L’assenza del ministro da tutte le cerimonie ufficiali resta un’impronta grave sul primo 25 aprile del governo giallobruno. Come non manca di notare per il secondo giorno consecutivo il segretario della Cgil Maurizio Landini: «La storia è storia e anche Salvini se può girare libero è grazie alla lotta di Liberazione. Da ministro non fa quello che deve fare e compie un grave errore. Il 25 aprile è la festa di tutti gli italiani, dovrebbe essere la festa anche di tutto il governo che ha giurato sulla Costituzione».

Le provocazioni fasciste però non si fermano a Milano. A Roma è Forza Nuova ad annunciare un sit-in «contro l’antifascismo» proprio per oggi, a piazzale Clodio dove ci sono gli uffici giudiziari – l’intenzione è quella di protestare contro gli arresti di due capi della formazione di estrema destra. «La manifestazione è autorizzata dalla questura», spiega il comunicato di Forza Nuova. Che poi annuncia anche due «presidi» alle stazioni Termini e Ostiense (quest’ultima assai vicina al percorso della manifestazione dell’Anpi) «ormai in mano agli stranieri». «È intollerabile che possa tenersi una manifestazione fascista, convocata con linguaggio violento contro l’antifascismo, proprio il 25 aprile. Le autorità intervengano per impedire ogni oltraggio alla Costituzione», chiede l’Anpi provinciale di Roma. Che ieri, assieme all’Anpi nazionale, ha anche lanciato un invito alla Comunità ebraica che si riunirà al cimitero del Commonwealth perché «con le insegne della brigata ebraica voglia compiere quei pochi passi che la separano da porta San Paolo per manifestare insieme ai medaglieri delle associazioni partigiane».