Per i sindacati turchi quella di oggi non sarà solo una giornata di lutto, ma anche di scioperi, presidi e manifestazioni in tutto il paese per chiedere maggiore sicurezza sul posto di lavoro e giustizia per le centinaia di lavoratori morti nella notte tra martedì e mercoledì nella più grande strage sul lavoro della storia della Turchia moderna, come l’ha definita il ministro per l’Energia Yildiz.

Il premier Erdogan ha proclamato, ieri, tre giorni di lutto nazionale per ricordare i 238 minatori rimasti uccisi nell’esplosione della miniera di Soma, cittadina nell’est del paese a una manciata di chilometri dalla costa egea, ma la Confederazione dei sindacati dei lavoratori progressisti (Disk) e la Confederazione dei sindacati dei lavoratori pubblici (Kesk) hanno proclamato una giornata di sciopero generale per garantire la massima partecipazione alle proteste.

Durissimo il comunicato unitario letto dalla segretaria generale della Disk Arzu Cerkezoglu che ha chiesto le dimissioni immediate del ministro del Lavoro: «Quella di Soma non è una sventura naturale, né un incidente, ma un massacro» ha dichiarato Cerkezoglu puntando il dito contro coloro che hanno promosso privatizzazioni e permesso il ricorso sfrenato ai subappalti: «I responsabili di questo massacro sono gli stessi che non sono in grado di dire quante persone sono impiegate nella miniera a causa dell’alto tasso di lavoratori non in regola».

Una critica implicita al ministro dell’Energia Yildiz che per tutta la giornata non è riuscito a fornire ai giornalisti il numero esatto di minatori dispersi visto che moltissimi di loro lavoravano in nero. Il tragico bilancio delle vittime, quindi, potrebbe ancora peggiorare. Secondo il quotidiano Hurriyet sarebbero, infatti, almeno 200 i lavoratori ancora intrappolati che con il passare delle ore hanno sempre meno possibilità di salvarsi. Nel frattempo emergono sempre più dettagli sulla dinamica della strage.

Sarebbe stato stata un incendio legato a un cortocircuito del sistema elettrico a causare la morte degli operai: «Anche con la maschera salvarsi è difficile – ha spiegato all’agenzia turca Dogan uno dei minatori, Sami Kilic – quando il pannello di controllo esplode se ne va l’energia elettrica e quindi il sistema di ventilazione smette di funzionare e di conseguenza anche il flusso di aria pulita. Con la maschera si può respirare per 45 minuti massimo, ma è difficile percorrere un chilometro e mezzo in 45 minuti».

Una strage annunciata per il principale movimento d’opposizione, il Partito repubblicano del popolo (Chp) che venti giorni fa aveva presentato una mozione per chiedere un’indagine parlamentare proprio sulla miniera di soma respinta dopo il voto contrario del Partito dalla giustizia e dello sviluppo (Akp) del premier Erdogan. Le precarie condizioni di sicurezza rappresentano, tuttavia, un problema endemico secondo il Centro di ricerca turco sulle politiche economiche (Tepav) che in un recente rapporto ha denunciato come la Turchia sia il paese al mondo con più minatori morti in rapporto alla quantità di carbone prodotto.

«Sono cose che possono capitare – ha dichiarato, invece, ieri Erdogan al termine del sopralluogo alla miniera – nella letteratura esiste un fatto definito incidente sul lavoro, è nella natura delle cose. Non è possibile che non avvengano mai incidenti». Una visita, in una cittadina completamente militarizzata per il suo arrivo, segnata da violente contestazioni da parte di cittadini e famigliari delle vittime. Al termine della conferenza stampa mentre Erdogan si dirigeva verso la sua auto, circa 200 persone che urlavano «primo ministro dimettiti» è stato bloccato dalla polizia.

Costretto rifugiarsi in un negozio per alcuni minuti per evitare il contatto con un gruppo di cittadini infuriati Erdogan è riuscito ad allontanarsi solo dopo che le guardie del corpo hanno rimosso la targa speciale usata per le auto-blu dei membri del governo. Già in mattinata i cittadini hanno reagito alla notizia della morte dei minatori con proteste spontanee in molte città del paese. Un gruppo manifestanti con in mano cartelli con scritto «questo non è un incidente, ma un omicidio» ha lanciato vernice rossa davanti alla sede della Soma Kumur Isletmeleri, l’azienda che gestisce la miniera. Le forze dell’ordine sono intervenute anche ad Ankara disperdendo gli studenti dell’Università tecnica del medio-oriente (Odtu) diretti verso il ministero dell’Energia.