Il Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti ha rilasciato ieri i dati relativi all’occupazione nel mese di ottobre; si tratta di risultati sorprendenti, perché hanno superato in positivo le aspettative e hanno eliminato i timori che lo shutdown delle scorse settimane potesse consegnare numeri da incubo. Nel corso del mese di ottobre gli Stati Uniti hanno aumentato di 204 mila unità la propria forza lavoro, a fronte di previsioni che si erano fermate a 120mila. La distribuzione del numero dice anche parecchie cose sullo stato dell’economia americana: la crescita è stata di 11mila posizioni nel settore delle costruzioni, 19mila nella manifattura, 44mila nella vendita al dettaglio, 44mila nei servizi alle imprese, 23mila nel settore dell’istruzione e 53mila nelle attività collegate al tempo libero. Il settore pubblico ha visto un aumento solo di 8mila posizioni, mentre gli esperti di settore definiscono un «mistero»la scarsa incidenza sull’occupazione dello shutdown.
Insieme ai dati positivi, ne arriva uno – previsto – negativo: il tasso di disoccupazione è leggermente aumentato al 7,3 percento (dal 7,2 di settembre), ma gli analisti avevano previsto che sarebbe potuto salire anche al 7,5 percento. Complessivamente i dati sono considerati positivi e testimoni di un’economia che viene data in crescita, nonostante questo aumento occupazionale stia faticando a diventare rilevante sotto il profilo della propensione ai consumi (cresciuti solo dell’1,5 percento, il minimo negli ultimi quattro anni a sottolineare come le spese effettuate siano molto oculate e in prospettiva futura a causa della crisi), nonostante i dati positivi rilasciati giovedì dal dipartimento del Commercio. Il Prodotto interno lordo americano infatti aumenta del 2,8 percento nel terzo trimestre, a fronte di previsioni che prospettavano solo il 2 percento.
Segnali, minimi, di ripresa e un sospiro di sollievo, perché lo shutdown rischiava di rovinare un trend che era stato confermato nei mesi scorsi da un rapporto del Boston Consulting Group, secondo il quale gli Stati Uniti potrebbero creare fino a 2 milioni e mezzo di nuovi posti di lavoro entro il 2020. La ricetta che il rapporto «Behind American Export Surge» indicava nell’ambito di questa svolta positiva, era basata su tre assunti principali: il ritorno ad una politica industriale rilevante, attraverso il «reshoring», ovvero il rientro di attività manifatturiere precedentemente delocalizzate all’estero (in Cina ad esempio), il ritorno ad un’autosufficienza energetica e una nuova e straordinaria comepetitività statunitense riguardo il costo del lavoro. Quest’ultimo punto, secondo il report del BCG, dovrebbe permettere agli Stati Uniti di recuperare miliardi di dollari (fino a 115) in esportazioni dagli altri paesi (non a caso nei dati rilasciati giovedì dal Dipartimento del Commercio si segnala anche l’aumento delle esportazioni, con un +4,5 percento). Secondo la ricerca entro il 2015, i costi medi di produzione in cinque principali economie avanzate (Germania, Giappone, Francia, Italia e Gran Bretagna), saranno dall’8 al 18 percento più alti rispetto agli Stati Uniti.
«I più grandi driver di questo vantaggio saranno i costi del lavoro, il gas naturale e l’energia elettrica. Di conseguenza, si stima che gli Stati Uniti potrebbero catturare fino al 5 per cento del totale delle esportazioni di questi paesi sviluppati entro la fine del decennio». Il calo del costo del lavoro, unito all’aumento che ha invece visto nei paesi delle economie emergenti (su tutti la Cina, che in alcune zone ha visto crescere i salari minimi anche del 13 percento), sta permettendo agli Stati Uniti di riportare in auge il proprio «made in Usa», facendo tornare a casa produzione ad alto contenuto tecnologico che ha finito per giovare nell’onda lunga della crescita economica. L’impatto più rilevante di questo cambiamento, è previsto possa agire su quei gruppi industriali che rappresentano la parte predominante del commercio globale, come ad esempio i mezzi di trasporto, i prodotti chimici, i macchinari, i computer e i prodotti elettronici.