Da migliaia a centinaia di migliaia. Sono di queste dimensioni le popolazioni di satelliti che svariati progetti spaziali hanno in programma di mandare in orbita. Megacostellazioni artificiali destinate a far letteralmente impallidire quelle che accompagnano la nostra visione notturna dai tempi ancestrali. Questo drammatico aumento del numero di satelliti, in particolare a bassa orbita, è dovuto principalmente ai piani di lancio di aziende private americane come SpaceX, OneWeb, Amazon ed altre. Nel 2020 ogni mese veniva annunciata l’approvazione da parte della Federal Communications Commission (Fcc) del lancio di centinaia fino a decine di migliaia di satelliti. A questi ritmi, temere che nel 2030 nel cielo orbiteranno più di 100 mila satelliti, è una preoccupazione più che fondata.

IN TESTA A QUESTA CORSA ALLO SPAZIO ACCELERATA ci sono in particolare i magnati Elon Musk e Jeff Bezos con le loro rispettive agenzie spaziali, che non fanno assolutamente mistero dei loro piani, anzi: annunci a ripetizione che se da una parte angosciano gli astrofisici, dall’altra galvanizzano gli uomini più ricchi del pianeta lanciati ad arricchirsi ancora di più nell’iperuranio della finanza.

IL 24 MAGGIO 2019, LA SOCIETA’ STATUNITENSE SPACEX di proprietà di Elon Musk ha lanciato il primo lotto di 60 prototipi di satelliti, in distribuzione su un’orbita terrestre circolare di 430 km, dando il via alla missione Starlink. Gli Starlink sono satelliti per telecomunicazioni dal peso di poco superiore ai 260 chilogrammi, progettati per fornire servizi Internet a banda larga globale ai territori che sorvolano. Tra il 2019 e il 2020 Starlink ha lanciato oltre 700 satelliti in orbita terrestre bassa, con l’obiettivo di creare una «costellazione» finale di 42.000 satelliti distribuiti in 5 gusci orbitali. Nel 2021, tra i 16 voli effettuati dall’Agenzia Spaziale, quelli dedicati alla costruzione della costellazione di satelliti per le telecomunicazioni sono stati 13. Nel solo mese di maggio SpaceX ha lanciato altri quattro gruppi di Starlink, andando a stabilire nuovi record e, soprattutto, completando uno dei cinque «gusci»: 6 lanci nel giro di 33,4 giorni, più di duecento satelliti in un solo mese. Contando i 232 di questi quattro lanci, SpaceX ha spedito in orbita un totale di 1.737 satelliti . Di questi, 73 sono andati distrutti rientrando in atmosfera. In ogni caso, grazie ai 1.664 esemplari ancora in orbita, Starlink mantiene saldamente il record della più corposa costellazione di satelliti per telecomunicazioni al mondo.

SECONDO UNO STUDIO DELL’ASTROFISICO Jonathan C. McDowell del Centro di astrofisica di Harvard-Smithsonian, i 12.000 satelliti Starlink Internet più a bassa quota dominerebbero la parte inferiore dell’orbita terrestre al di sotto dei 600 km: tenendo conto che i grandi satelliti a bassa quota appaiono visivamente luminosi agli osservatori anche a occhio nudo, questo ci fornisce un idea di come cambierà la visione del cielo notturno se questo ed altri progetti verranno portati a termine. Anche Jeff Bezos con la sua Blue Origin si sta dando da fare: è dalle pagine della stessa Amazon che si legge l’annuncio trionfale, avvenuto nel luglio 2020, dell’approvazione all’unanimità da parte della commissione delle telecomunicazioni, di Kuiper, progetto per l’espansione del servizio di internet satellitare volto a raggiungere tutte le case e le comunità più remote degli Stati Uniti. La costellazione a marchio Amazon sarà popolata di 3.236 satelliti, ed è di pochi giorni fa la comunicazione ufficiale dell’acquisto di nove missioni Atlas 5 da United Launch Alliance, i voli che permetteranno di avviare i lanci nella bassa orbita terrestre. L’intera costellazione di satelliti Kuiper verrà realizzata in cinque fasi. La prima vedrà il lancio di 578 satelliti che orbiteranno a 630 km di altitudine. Il progetto Kuiper prevede che i satelliti vengano posizionati su tre diverse altitudini: 784 satelliti dovrebbero essere disposti a 590 km di altitudine, 1.296 satelliti a 610 km di altitudine e 1.156 a 630 km.

ANCHE LE COMPAGNIE STATALI ED I GOVERNI di alcuni paesi non sono da meno. One Web, player satellitare acquisito dal governo del Regno Unito e dalla società di telecomunicazioni indiana Bharti Global nell’ottobre 2020, offre connettività ad alta velocità e bassa latenza per governi, aziende e comunità in tutto il mondo e vanta «la più avanzata costellazione di satelliti Low Earth Orbit (Leo) di ultima generazione ed anche la più grande mai progettata nella storia». Al di là degli slogan, lo scorso 25 marzo ha messo un lotto di 36 satelliti su un vettore Soyuz-2.1b e ha realizzato altri tre lanci in giugno, necessari per coprire la porzione di cielo posto a una latitudine di 50° nord. Obiettivo finale: 650 satelliti a bassa quota. Ciò permetterebbe di ampliare la copertura dei servizi internet offerti a tutto il Regno Unito, l’Alaska, il Nord Europa, la Groenlandia, l’Islanda, il Mar Glaciale Artico e il Canada.

L’OPERATORE SATELLITARE CANADESE TELESAT il 13 aprile scorso ha annunciato di voler raccogliere finanziamenti per 500 milioni di dollari per sviluppare una propria rete satellitare a banda larga denominata Lightspeed, ed ha siglato accordi di lancio con Blue Origin e Relativity Space, società di produzione aerospaziale americana, anche se quest’ultima, che sta costruendo la più grande stampante 3D al mondo per sviluppare i propri razzi, deve ancora effettuare un lancio orbitale.

DAN GOLDBERG, CEO DI TELESAT, HA DICHIARATO che nei prossimi mesi prevede di finalizzare alcuni contratti per iniziare a spedire quasi 300 satelliti Lightspeed a partire dal prossimo anno. Di seguito viene la Cina, le cui compagnie aerospaziale statali hanno lanciato nel dicembre del 2019 i loro primi satelliti sperimentali orientati verso la banda larga. Al momento la Cina ha intenzione di creare tre costellazioni, Hongyun, con 864 satelliti rivolti alla copertura delle regioni remote, Hongyan, che pianifica circa 320 satelliti e sembra guardare ad applicazioni come il servizio di backhaul marittimo, aereo e mobile, e Galaxy Space che sembra essere focalizzato sul backhaul 5G e sulle applicazioni «Internet delle cose».

Nessuna di queste aziende sembra cercare il mercato consumer globale che SpaceX e OneWeb sperano di servire, ma una nuova società cinese con nome in codice GW sembra avere intenzione di farlo. Si potrebbe continuare, ma è sufficiente fermarsi qui per comprendere appieno le preoccupazioni degli scienziati.