Quasi 20 mila famiglie tra Milano e i comuni metropolitani rischiano lo sfratto. Sono 16.513 quelle su cui pendeva una richiesta di esecuzione al 31 dicembre 2019 a cui si sommano le circa 3.500 per le quali il Tribunale di Milano ha emesso la convalida dello sfratto dal 2020. Convalide solo temporaneamente sospese per effetto dell’emergenza Covid.

Un quadro allarmante emerso dai dati forniti dai sindacati Sunia, Sicet, Uniat, Unione inquilini, Asia e Conia, specie se si considera che Milano è da sempre una città con ‘fame di case’. “Parliamo di una platea di cittadini variegata – spiega Giuseppe Jannuzzi, segretario di Sunia. – Quelli con più disagi appartengono a fasce estremamente disagiate per le quali non ci sono soluzioni alternative”, aggiunge. È un fatto, poi, che trovare ospitalità temporanea è molto più difficile a causa della pandemia. Le cause di questa emergenza sono diverse: le storture della legge regionale 2016 sulle politiche abitative, i criteri per la compilazione delle graduatorie, l’iper burocratizzazione nell’assegnazione degli alloggi.

“Uno dei più recenti correttivi alla norma regionale, anche se non è sufficiente, è l’eliminazione delle graduatorie singole per ciascun alloggio. Dal prossimo anno si torna alla graduatoria generale ‘a scorrimento’”, spiega Jannuzzi. Prima della riforma, datata maggio 2021, i bandi si riferivano infatti a specifici appartamenti, costringendo le famiglie a presentare domanda anche più volte all’anno. Pure i criteri con cui vengono stilate le graduatorie andrebbero rivisti: nel caso di persone anziane che passano dallo stipendio alla pensione con il Tfr “c’è un conflitto nei requisiti di permanenza negli alloggi pubblici. – spiega ancora. – Non si può chiedere a un pensionato di investire i risparmi, magari destinati alla salute, per la casa”.

Anche le 6 mila case popolari ristrutturate dal Comune di Milano e dalla Regione (con Aler) rimaste vuote sono un segnale negativo: “Urge assegnare quegli alloggi alle famiglie che ne hanno fatto richiesta e che ne hanno diritto – continua ancora il segretario di Sunia. – Erano previsti 2 bandi per l’anno 2021, ma il secondo non si farà perché il comune di Milano ci sta mettendo 9 mesi per assegnare quelli della scorsa primavera”, spiega ancora Jannuzzi.

Sindacati e i comitati degli inquilini stanno cercando di proseguire con l’assessore Maran l’interlocuzione avviata con l’ex alle politiche abitative Rabaiotti: “Chiediamo una regia unica per la gestione dell’emergenza: un unico ufficio che gestisca le pratiche e risponda alle richieste del cittadino”, aggiungono da Sunia. Dopo il lockdown, per giunta, alcuni uffici Giudiziari non hanno riaperto ed è diventato impossibile per i destinatari di sfratto conoscere l’1% del bilancio annuale (circa 50 milioni di euro, ndr) che abbiamo chiesto. – continua – Una somma che potrebbe fare la differenza. Ma non c’è la volontà politica”.

Altro nodo è il mancato investimento sulla ristrutturazione degli edifici pubblici esistenti e assegnati: “Spesso ci si dimentica che non si può far affidamento solo sulle forze dei comitati di condominio per sistemarli. Ci sono famiglie che vivono da 40 anni nella stessa casa e non hanno mai ricevuto assistenza nella manutenzione”. Problema che potrebbe essere in minima parte arginato – ma solo nel quartiere San Siro – investendo gli oneri di urbanizzazione del nuovo stadio, come anticipato dal sindaco Sala.