Indimenticabile quel mondiale del 1974 che si giocò in Germania Ovest con la vittoria un po’ scontata dei padroni di casa. Quella vittoria finale fu però guastata dall’indelebile macchia della sconfitta nel match più atteso e pubblicizzato di quei campionati contro i fratell(astr)i della Germania Est. La sfida che si tenne ad Amburgo davanti ad uno stadio stracolmo non solo dei tifosi «Wessie» (nomignolo per gli occidentali) ma anche di giornalisti di ogni parte del mondo e completata per la prima volta dalla presenza di tremila «Oessie» appositamente autorizzati dalle autorità della Ddr. Più di 140 televisioni trasmisero in diretta quell’evento dai toni decisamente più socio-politici che sportivi. Era la prima volta che in una competizione ufficiale le due Germanie calcistiche si sfidavano e birichino fu quel sorteggio che le pose di fronte nel girone eliminatorio, dove i giochi erano già quasi fatti.
Sarebbe bastato un noioso pareggio ed entrambe le squadre si sarebbero comodamente qualificate alla fase successiva. Anzi chi sarebbe arrivato secondo avrebbe evitato l’ostico girone successivo con le fortissime Brasile ed Olanda. La sfida quindi assumeva esclusivamente toni politici. Gli orientali erano arcinoti per la loro valentìa negli sport singoli, quelli a sforzo mnemonico come nuoto, ciclismo, atletica leggera, mentre gli occidentali erano considerati decisamente migliori nelle competizioni a squadre quale appunto il calcio. Ad onor del vero la DDR aveva ottenuto negli anni precedenti la sfida, anche notevoli successi in campo calcistico come la Coppa delle Coppe vinta dal Magdeburgo contro il Milan nel 1972 e varie vittorie in competizioni internazionali giovanili.

Le dichiarazioni dei due C.T. alla vigilia furono abbastanza caute , anche se contornate da stilettate a sfondo socio-politico; Helmut Schoene allenatore della Brd dichiarò di rispettare gli avversari , ma rimarcava la mancanza di fantasia nell’organizzazione del gioco della Ddr, mentre l’introverso C.T. degli Oessie Georg Buschner confidava nella motivazione maggiore ed ideologica dei suoi atleti caricati dal giocare nella Germania Ovest. Insomma professionisti strapagati occidentali contro i dilettanti di stato orientali.

Nel mio piccolo paese della costa Sorrentina Meta l’attesa per l’incontro era frenetica se non addirittura elettrica. Soprattutto nel circolo sportivo sottocasa si crearono ovviamente due tifoserie estemporanee contrapposte, cementate questa volta non da fede calcistica bensì da fede politica. Attorno al bidello tuttofare del circolo Gemino, notoriamente democristiano si raggruppavano i simpatizzanti della Brd filoccidentali: Mimì il falegname, i barbieri Ugo e Gigino, Michele il tabaccaio, Tatore o’ cammello ex operaio emigrato a Dortmund e su tutti il sacerdote juventino Don Antonino da tutti chiamato Pinocchietto per il suo naso decisamente adunco.

Era un’alleanza trasversale, infatti nelle partite del campionato italiano erano tifosi di squadre diverse quali le rivali Napoli e Juventus. Mentre il gruppo dei tifosi filoorientali era capitanato dall’inossidabile Antonino Somma meglio conosciuto come Duliniello il compagno, supportato dall’allegro Angelone , da Mario il cantante e da altri artigiani tutti iscritti se non attivisti del Pci. Nel sedersi davanti al televisore posto in alto, quasi fosse un totem o un altare sacro quasi come da accordo tacito i comunisti filoorientali si accomodarono sulle sedia a sinistra, mentre i filoccidentali riempirono gli scranni e le sedie sul lato destro.

L’unico «neutro» alla vicenda era un simpaticissimo sordomuto Michelone affettuosamente chiamato da tutti Miò, forse incapace di comprendere fino in fondo l’ineluttabilità di quella partita. Non a caso Miò scelse la sedia centrale. Io all’epoca dodicenne, infarinato da formazione religiosa e chiesastica vedevo di malocchio gli atleti della Ddr, che mi davano un po’ fastidio per le incette di vittorie realizzate in ogni evento sportivo di spessore come olimpiadi e campionati mondiali; restavo però in cuor mio un po’ neutro per la presenza di molti tifosi juventini tra le file dei pro-occidentali, primo tra tutti il famigerato Don Pinocchietto che mi era palesemente antipatico. Rimasi colpito che sulle note dell’inno tedesco ovest Gemino, Pinocchietto ed i loro adepti si alzarono in piedi, ed addirittura sulle note dell’inno degli Oessie dagli occhi del virile Duliniello il compagno uscirono sincere lacrime di commozione.

La Brd scese in campo con Maier, Vochts, Breitner, Beckenbauer, Schwarzenbeck, Bonhof, Gabrowski, Overath, Muller, Hoeness, Holzenbein, mentre la Ddr schierava Cruj, Kurbiuweit, Bransch, Weise, Ducke, Kreishe, Streich, Sparwasser, Vogel, Kishe, Hoffmann. Dopo il fischio d’inizio si capì benissimo che i tedeschi dell’ovest ci tenevano e come alla vittoria tanto che gli Oessie in divisa blu furono salvati da un palo e da un gol mangiato da Muller a porta vuota. Incredibili i commenti di ambo le tifoserie trasversalmente disposte davanti al sacro totem della tv; impareggiabili e divertiti i giudizi e gli appellativi che venivano dati ai calciatori.

Ricordo perfettamente quando Pinocchietto apostrofò con un dispregiativo «Chillati là», ovvero «Quegli altri» i tedeschi orientali. Fu proprio quello il momento dove decisi di cambiare la propensione delle mie simpatie , fu in quel momento che decisi di simpatizzare per i più poveri : i tedesco orientali. Nella mia mente seppure la Ddr rappresentava un paese dove veniva fomentato l’ateismo di stato ed una certa limitazione dell’espressione religiosa, mi divenne simpatica pensando alle vergognose nefandezze dell’inquisizione perpetrata nei secoli dalla chiesa cattolica romana di cui Pinocchietto ne era fiero rappresentante. Il secondo tempo vide ribaltarsi completamente la situazione ; la Germania ovest dominava territorialmente ma risultava inconcludente sotto porta, mentre la Ddr trascinata da un velocissimo Jurgen Sparwasser effettuava dei micidiali contropiedi al fulmicotone tanto da sfiorare due volte la marcatura.

Quando tutto faceva presupporre che la partita sarebbe terminata con un comodo ed asettico 0-0 al 76’ accadde l’ineluttabile su di un ennesimo contropiede iniziato da Hoffmann, Sparwasser compie il capolavoro della sua vita con una serie di finte in velocità fa fuori Vochts, Scwarzenbeck e Beckenbauer ed inganna il portiere Maier con un tiro da lontano che raggiunge il sette.

Allo stadio i compitissimi tifosi della Ddr vanno in brodo di giuggiole e cominciano a sventolare i propri vessilli, tutto il resto dello stadio rimane ammutolito conscio dell’ineluttabilità di quella rete.È vana la reazione degli occidentali. La Germania est espugna la roccaforte Amburgo e si concede il lusso di tre giri di campo con il mano il vessillo tedesco adornato dal compasso.

È forse l’umiliazione politica più grave che abbia mai subito la Germania ovest nella sua storia. All’interno del circolo sociale i tifosi comunisti esultano, tirano fuori la voglia di rivincita politica, ma stranamente manca Duliniello il compagno il vero capintesta di quell’estemporaneo gruppo di tifosi. Dov’è Duliniello? Dove è andato? Tutti se lo chiedevano. Duliniello riappare dopo qualche minuto con una bandiera dell’Unione Sovietica che conservava nella vicinissima casa , non avendone ovviamente una della Ddr. La bandiera che contemplava nel suo vertice in alto a sinistra i simboli del comunismo: la falce ed il martello.

Come un invasato Duliniello sale su di una panchina all’esterno del Circolo è inizia a mò di sfottò ad obbligare i filoccidentali a passare sotto l’enorme bandierone. Insomma una forca caudina inattesa per i mesti Gemino, Pinocchietto, Mimì. Tatore e soci. Il giovane comunista Angelone dirompe in un copioso pianto di gioia, Mario il cantante canta alcune note dell’internazionale; i democristiani sono basiti ed esterrefatti da tante manifestazioni di giubilo. Non contento Duliniello cambia il canale del televisore per godersi il suo Tg2, decisamente più a sinistra del Tg1 che mostra le immagini dei caroselli festanti a Berlino est, Lipsia, Dresda, Rostock, Weimar.
Forse rimarranno gli unici caroselli ammessi dalle grigie autorità tedesco orientali nella storia del loro paese. Sono passati 40 anni da quegli eventi, senza retorica sembrerebbe ieri. Purtroppo molti degli spettatori protagonisti di quell’evento nel circolo sono morti. Né è passata di acqua sotto i ponti, e quanta sotto quelli della Ddr. L’eroe mitico Jurgen Sparwasser che fu insignito del titolo sportivo-culturale di massimo prestigio della Ddr scappò in Germania ovest pochi mesi prima della caduta del muro chiedendo asilo.
Sembra quasi di rivedere il film Good bye Lenin, dove artificiosamente si tentava di mostrare ad una convinta compagna attivista della Ddr caduta in coma che nulla era cambiato anche dopo la caduta del muro. Appunto … Bravo Spawasser ma Good bye Ddr.