Tra il 16 e il 18 marzo 1938, ottant’anni fa, Barcellona fu sottoposta al più pesante dei bombardamenti dall’inizio della guerra civile spagnola. I morti furono quasi mille e i feriti circa il doppio. Senza raggiungere numeri analoghi di vittime, era già toccato a Madrid, a varie città e località della Spagna e il 27 aprile 1937 alla cittadina di Guernica: il caso universalmente più noto per il carattere distruttivo delle incursioni aerea, per il tentativo franchista di attribuirne la responsabilità agli stessi baschi e per la grande tela che Picasso dipinse – una delle icone più emblematiche del Novecento – per il padiglione della Repubblica spagnola all’Esposizione Universale di Parigi del 1937.

GUERNICA FU DISTRUTTA dagli aerei tedeschi della Legione Condor inviati dalla Germania nazista. All’incursione parteciparono con compiti di copertura anche alcuni Savoia-Marchetti italiani. I bombardamenti di Barcellona furono opera pressoché esclusiva dell’Aviazione legionaria italiana, cioè degli aerei inviati da Mussolini.
Nel 1997 il presidente della Repubblica Federale tedesca, Roman Herzog, inviò a Guernica un messaggio ufficiale, letto dall’ambasciatore tedesco in Spagna, in cui ammettendo la responsabilità degli aviatori tedeschi chiese scusa per i danni inferti dal bombardamento. L’anno successivo alle scuse del presidente tedesco si unirono quelle del Bundestag. Nulla di simile è avvenuto da parte italiana per i bombardamenti su Barcellona. Neppure dopo l’allestimento della mostra Quando piovevano le bombe che, dopo essere stata inaugurata a Barcellona nel 2007, ha girato e continuato a girare l’Italia ospite degli Istituti storici della Resistenza e neppure a seguito degli appelli di storici e associazioni, affinché anche da parte italiana si ammettano la responsabilità e si faccia un atto, per quanto simbolico, di riparazione.

L’OCCASIONE per riparlarne la offre ora il filmato Barcellona ferita aperta della giornalista e documentarista spagnola Mónica Uriel che verrà presentato il 5 aprile a Milano presso la Zona K (via Spalato 11, ore 18) e il 6 aprile a Modena, nella sala Giacomo Ulivi dell’Istituto storico (viale Ciro Menotti 137, ore 16.30) per iniziativa dello stesso Istituto e del Master in Public history, attivato da tre anni presso l’università di Modena e Reggio Emilia.
Il filmato di 53 minuti, con materiale d’epoca e interviste a storici catalani e italiani, è stato girato completamente a spese della Uriel nel 2015 e in Italia è stato visto solo nel novembre scorso nell’ambito di una iniziativa organizzata a Firenze dall’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea con il Centro Filippo Buonarroti.
Inutili finora i tentativi della giornalista spagnola di trovare reti televisive in Italia e Spagna disposte a mandarlo in onda: il che dice, qualora ce ne fosse ancora bisogno, della sensibilità pubblica nei riguardi della memoria di uno dei tanti orrori del fascismo.