In concomitanza con l’inizio della CoP 24 di Katowice, la rete Unfriend Coal – di cui fanno parte Greenpeace e Re:Common – lancia il suo ultimo rapporto sul sostegno delle compagnie assicurative al comparto carbonifero.

Il rapporto esamina e classifica le 24 maggiori compagnie assicurative mondiali valutando le loro politiche in materia di investimenti, copertura dei rischi e altri aspetti legati all’azione climatica, con un focus sugli investimenti sul carbone.

Per realizzare il report, la rete Unfriend Coal si è basata su informazioni disponibili pubblicamente e sulle risposte date a un questionario dalle società stesse.
I dati raccolti sono incoraggianti. Ad oggi, 19 marchi assicurativi, che in totale gestiscono asset per 6 mila miliardi di dollari, hanno disinvestito dal carbone. Nel solo 2018, quattro dei più grandi gruppi assicurativi mondiali – ovvero Generali, Allianz, Axa e Zurich – hanno introdotto nuove restrizioni alla sottoscrizione di assicurazioni di progetti carboniferi.

Generali, che nella precedente edizione del rapporto era risultata essere tra i peggiori marchi europei, migliora notevolmente la propria posizione, grazie alle nuove restrizioni approvate poche settimane fa, a seguito dell’intensa campagna di pressione condotta da Greenpeace e Re:Common.

In materia di underwriting – ovvero la copertura dei rischi di progetti e società a carbone – Generali si distingue per aver adottato una delle policy più restrittive e quindi efficaci del settore, superata solamente da quella della Svizzera SwissRe. Il limite principale, nel caso del Leone di Trieste, riguarda i clienti esistenti, come la Polacca Pge e la Ceca Cez, a cui Generali continuerà a fornire il proprio supporto, almeno fino ad inizio 2019, quando la compagnia triestina deciderà se interrompere i propri rapporti commerciali con tali società carbonifere.

Meno positivi i risultati sul lato investimenti, dato che Generali investe ancora nel settore del carbone in paesi come Polonia e Repubblica Ceca, offrendo così risorse finanziare alle società più inquinanti d’Europa.

«In questo scenario anche gli attori finanziari possono fare la differenza nella lotta ai cambiamenti climatici, ed hanno il dovere di farlo», dichiara Alessandro Runci di Re:Common. «Proprio in Polonia ci sono alcuni degli impianti più inquinanti d’Europa, e sono quelli che chiediamo a Generali di abbandonare al più presto.»

La Conferenza sul Clima che si apre in queste ore in Polonia è la più importante degli ultimi anni, dal momento che la scienza afferma che abbiamo 12 anni di tempo per mettere in campo misure di contrasto ai cambiamenti climatici, e dobbiamo dunque iniziare a farlo immediatamente.

«I leader riuniti in Polonia sono a chiamati a decidere sul futuro del Pianeta», dichiara Luca Iacoboni, responsabile Campagne Energia e Clima di Greenpeace Italia. «Gli impatti dei cambiamenti climatici sono ormai sotto gli occhi di tutti, anche se troppo spesso vengono catalogati come maltempo. L’aumento di frequenza e intensità di alluvioni, siccità, trombe d’aria, ondate di calore e tutti i fenomeni meteorologici estremi, di cui leggiamo ormai sempre più spesso anche in Italia, è la diretta conseguenza dei cambiamenti climatici. È bene che la politica, le imprese e i cittadini ne prendano coscienza e si impegnino davvero per evitare gli effetti peggiori dei cambiamenti climatici».