«Siamo stati con Carini e Ciarela sulla piazza di Montecitorio a prendere i calzoni bianchi», scrive nel suo diario Raffaele Mogliazzi (Anni di grazia. 1867-1880, curato da Lelio La Porta per l’editore Bordeaux). Ha diciannove anni quel 18 febbraio 1867, giovedì grasso. Quella mattina Roma è sotto un cielo nuvoloso, ma poi il tempo si rimette e sarà un pomeriggio in maschera, in abiti bianchi di marinai, per Raffaele con sette amici su e giù per il Corso, nel carnevale che impazza.

A Raffaele torna di continuo alla mente l’angelo, come scrive, che gli è apparso nella bottega di Montecitorio, la giovane commessa che si chiama, ha saputo, Blondin. «Da dopo carnevale quasi ogni giorno sono passato avanti a Blondin che ride etc…», scrive il 23 marzo. «Due domeniche fa la trovai al Pincio e gli andetti a presso anche a Villa Medici». Raffaele coglie ogni occasione per seguirla e, una volta, fino a casa: «arrivata a casa si è affacciata alla finestra», così il cuore gli si apre alla speranza. Ma un mese dopo, il 20 aprile, un sabato, sulla pagina del diario si legge: «quanto a Blondin è finito tutto». Ha scoperto che Blondin ha un amore domiciliato «ai piedi della Scesa di san Sebastianello».

Raffaele è un fedele suddito del Papa Re. I tempi sono turbolenti. Quel 1867 è l’anno di Garibaldi a Mentana e Raffaele dal mese di ottobre è chiamato alle armi felice di combattere contro quegli «assassini in camicia rossa». Non intendo richiamare le vicende del giovane ed animoso suddito del papa. Scelgo di seguire Raffaele nella sua ricerca d’un amore, ovvero nel suo fermo proposito di condurre l’amata all’altare.
Son passati tre anni dal fallito incontro con Blondin. Il 4 febbraio del 1870 («di mia vita ventiduesimo») e Raffaele annota: «Quest’oggi ho incontrato per Ripetta una ragazza a cui sono andato appresso. La ragazza mi ha dato udienza e si rivoltava spesso». Le premesse paiono molto incoraggianti. L’ha riveduta e l’ha accompagnata a messa. Poi, racconta, «sono andato dal fruttarolo incontro alla casa della ragazza a cui ho regalato una lira e che mi ha detto che la ragazza è la Mengarini e mi ha promesso che domani a mezzogiorno mi farà conoscere la serva».

Da lei conoscerà il suo nome. Si chiama Mimma e Raffaele le indirizza una lettera. Mimma risponde che i suoi sono disposti a conoscerlo. Tutto va, pare, per il meglio. E invece no: «la sera sono andato da Carini a cui ho raccontato l’avventura ed il quale mi ha dato informazioni sul padre di Mimma. Nientedimeno che nel 1849 fu segretario del Circolo Popolare e quando tornò il Papa fu cacciato via dall’impiego. Che ve ne pare? Proprio a me, a me, Sergente dei Volontari Pontifici, a me più nero del carbone toccarmi la figlia del segretario del Circolo Popolare? Però cruda sorte!!». Raffaele rompe subito ogni rapporto tanto più che ha saputo «che Mimma è una ragazza di gran mondo, balla, canta, suona…».

Il 20 settembre la breccia di Porta Pia. Due giorni dopo, nel diario: «ci è stato comunicato che il Santo Padre ci dispensava dal servizio e però provvisoriamente veniva sciolto il Battaglione». Giorni di monotonia e di tristezza e qualche insulto e derisioni non mancano a Raffaele che preferisce restare a casa. «Incontro alla casa dalla parte dei Coronari ci abita la famiglia Marchetti, nella quale vi sono due belle ragazze. Nannina la più grande e Peppina la più piccola, pensano bene, sono buone. Ho cominciato a spaghettare (filare) con la più grande».

Così Raffaele il 10 ottobre. L’8 novembre segna che Nannina si affaccia alla finestra, lo aspetta se esce, e quando torna fa «qualche risatina». Il 12 scrive: «Si sono amato! La mia Nannina mi ama! Ne sono certo», e aggiunge: «Come andrà a finire questo mio amore e chi lo sa. Io lo pongo sotto il patrocinio della Madonna. Essa mi ajuterà. Mater Divini amoris. Ora pro nobis». Raffaele scrive alla data del 1 agosto 1871, quasi dieci mesi dopo, che è stata «la prima volta che stringo la manina dell’idolo mio».

Il loro castissimo fidanzamento durerà quattro anni. Le nozze il 24 ottobre del 1974: «ricevo il Sacramento del Santo Matrimonio, promettendo fede eterna alla mia Nannina».