L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha comunicato che nella notte tra martedì e mercoledì 185 persone che avevano tentato di attraversare il Mediterraneo a bordo di tre diverse imbarcazioni sono state riportate a Tripoli. L’operazione è stata condotta dalle motovedette della cosiddetta «Guardia costiera libica», indirizzate dall’aereo Eagle One di Frontex nel reperimento e nella cattura dei profughi. Il velivolo è decollato da Lampedusa e ha battuto per quattro ore l’area marina situata tra 70 e 65 miglia a nord di Zawiya, dove sono posizionate anche alcune piattaforme petrolifere Eni. Lo ha denunciato il giornalista di Radio Radicale Enzo Scandura, che ha tracciato il percorso di ricerca dell’aereo.

Le imbarcazioni erano state avvistate anche da Moonbird, della Ong Sea-Watch. «Nella prima missione dopo il lockdown il nostro velivolo ha individuato tre natanti in difficoltà con a bordo circa 200 persone poi respinte illegalmente in Libia con la complicità, ancora una volta, dell’Unione Europea – ha affermato Giorgia Linardi, portavoce dell’organizzazione – Le barche, infatti, erano state avvistate precedentemente da un dispositivo aereo di Frontex». Il meccanismo è quello ormai rodato dei respingimenti in un paese in guerra, e dunque illegali, subappaltati ai libici per bypassare le convenzioni internazionali sulla protezione dei rifugiati. Sulle imbarcazioni viaggiavano anche tre minori, di cui uno non accompagnato. Oltre 20 le nazionalità di appartenenza dei profughi. Due di loro, tra cui una donna incinta, allo sbarco sono stati trasferiti in una clinica privata. Gli altri nel centro di detenzione di Sabratha, controllato dal governo.

«In Libia si vive una situazione estremamente difficile – afferma Federico Soda, capomissione Oim a Tripoli – Le condizioni sono pessime. Soccorrere le persone in mare per poi riportarle nei centri non è un deterrente. Tenteranno ancora la traversata». Soda ha anche smentito i numeri circolati nei giorni scorsi in Italia, secondo cui sulle coste libiche ci sarebbero 200 mila migranti pronti a partire. «Non posso assolutamente condividere queste cifre – dice – Cercare di fare proiezioni a riguardo è estremamente difficile, se non impossibile».

Intanto sono diventati 34 i cadaveri recuperati dalla marina tunisina a seguito del naufragio a largo dell’arcipelago di Kerkennah, davanti alle coste di Sfax, avvenuto all’inizio della settimana. Tra loro ci sono 22 donne, 9 uomini e 3 bambini. Secondo le stime delle autorità sull’imbarcazione viaggiano 53 persone.