Terrorismo internazionale: il jihad predicato dal mullah Krekar ovvero Faraj Ahmad Najmuddin, 59 anni, che nel 2001 aveva dato vita al gruppo curdo sunnita ansar-al-Islam. Detenuto in Norvegia (dove è appena stato di nuovo condannato a 18 mesi per le minacce in tv) ha proseguito la «missione« tesa a trasformare il Kurdistan iracheno in califfato.

Fino a trovare seguaci e combattenti nel Regno unito e in Svizzera, mentre la «cellula italiana» è stata individuata in Alto Adige. L’altra notte è scattato il blitz dei carabinieri del Ros su mandato della magistratura di Roma. Un’operazione su scala continentale coordinata da Eurojust: 17 mandati di cattura destinati a curdi (più un kosovaro), non tutti rintracciabili perché già morti in battaglia fra Iraq e Siria. Arresti e perquisizioni in particolare fra Merano e Bolzano, dove operavano in quattro, ma anche a Parma e Brescia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il «reclutatore» in Italia è Abdul Rahman Nauroz tradito dall’utilizzo di Internet, oltre agli incontri nel suo appartamento di Merano e ai continui viaggia a Gradisca d’Isonzo.

Il suo «discepolo» Hasan Saman Jalal, invece, sarebbe stato addestrato anche dal punto di vista militare. Hama Mahmoud detto Kanimasi, poi, risulta aver gestito la chat room con cui al proselitismo si abbinava la raccolta di «offerte» a favore dei gruppi armati. A Omar Sharazuy si contesta poi il ruolo di addetto al reclutamento, anche attraverso la diffusione di video in stile Isis utili a soffiare sul fuoco dell’odio nei confronti dell’Europa e degli ebrei. E proprio in Alto Adige erano stati raccolti 780 euro per il viaggio del kosovaro Eldin Hodza, 27 anni, residente a Merano: a cavallo fra la fine del 2013 e gennaio 2014 era approdato in Siria via Istanbul. Un «corso di formazione» nei campi delle milizie Isis, prima del rientro in Italia anche a seguito della guerra nella guerra fra Califfato e al-Nusra. E giusto un anno fa Hodza aveva tentato di replicare il viaggio da combattente in Siria, questa volta pronto ad entrare nell’esercito dell’Isis.

Tutto ruotava intorno al mullah Krekar, predicatore in contatto con il «Kurdistan Battalion» di Al Qaeda e poi a capo di Didi Nwe in Norvegia che poteva contare su di una sorta di «università virtuale» a beneficio della diaspora curda che sognava lo Stato islamico. Arrestato il 27 marzo 2012 e detenuto in Norvegia, il mullah era diventato uno degli obbiettivi prioritari delle attività del gruppo che ne progettava la liberazione grazie al sequestro di diplomatici di Oslo in un altro paese europeo o in Medio oriente. È dal 2010 che il Ros monitora la cellula curda: prima nel sito www.jarchive.info e poi d’intesa con le forze dell’ordine di Norvegia, Germania, Grecia, Usa, Finlandia, Svizzera e Regno Unito. Sono così affiorate le «piattaforme criptate» on line, le attività parallele e soprattutto i legami con la prima linea del Califfato.

L’operazione ieri si è conclusa con sei arresti in Italia più l’individuazione di un altro combattente in Iraq; altri quattro mandati eseguiti in Inghilterra e tre in Norvegia. Inoltre in Svizzera si è attivata una richiesta di estradizione, mentre un altro indagato sarebbe già morto in Siria. Stessa sorte per l’esponente della cellula finlandese, che invece risulta fra i caduti in Iraq.