Una coalizione di 16 stati americani ha fatto ricorso contro lo stato di emergenza dichiarato dal presidente Trump per ottenere un budget di 8 miliardi di dollari necessario a costruire il muro tra Usa e Messico.

I procuratori generali del Colorado, Connecticut, Delaware, Hawaii, Illinois, Maine, Maryland, Michigan, Minnesota, Nevada, New Jersey, New Mexico, New York, Oregon e Virginia (tutti stati a guida democratica, tranne il Maryland), si sono uniti alla California nell’azione legale contro il presidente, che ha dichiarato lo stato di emergenza semplicemente per scavalcare il Congresso e avere un margine di azione molto più ampio, senza scomodi intralci istituzionali.

Il documento é già stato depositato al tribunale federale distrettuale di San Francisco, il famoso nono circuito che spesso si è opposto alle decisioni di Trump impedendogli di portare a termine molte delle sue decisioni; la coalizione mette in discussione la legalità dell’azione del tycoon, e giustifica la propria mossa in quanto il presidente Usa «non ha il potere di dirottare i fondi ed è il Congresso a decidere sulle spese», e che quella del muro alla frontiera messicana non è una vera emergenza, come lo stesso Trump ha candidamente ammesso dichiarando che non sarebbe stato davvero necessario ricorrere allo stato d’emergenza, ma che si tratta del modo più rapido per ottenere i fondi che gli sono necessari.

Mentre in molte città Usa si manifesta contro questa inesistente emergenza nazionale che dirotta i fondi previsti per la spesa su di un progetto inutile e percepito come tale dalla maggioranza degli americani, un ulteriore ricorso potrebbe essere presentato anche dal Congresso stesso, andandosi ad aggiungere a quello della coalizione dei 16 Stati, e alle svariate cause civili intentate da associazioni locali.