Sarà processato il 9 luglio 2014 l’agente di pubblica sicurezza Alfio P., 48 anni che ha percosso lo studente Giacomo C, 26 anni, durante la carica della polizia partita all’altezza di Ponte Sisto a Roma, altezza Lungotevere dei Vallati, il 14 novembre 2012. Come ha dimostrato un filmato, il ragazzo si trovava a terra mentre l’agente infieriva a colpi di manganello. A causa delle percosse, lo studente ha riportato escoriazioni guaribili in 5 giorni alla schiena, a un polso e alla parte sinistra della testa.

Dal video, consultabile ancora ieri sul sito di Repubblica.it (durata 17 secondi, titolo: «Roma, manganellate in faccia a un manifestante»), sembra emergere l’opposizione di un agente in borghese che indossa il casco blu di ordinanza contro l’operato del collega. Giacomo C. era stato immobilizzato a terra e non aveva la possibilità di reagire.

La decisione di rinviare a giudizio il poliziotto per «lesioni personali aggravate dall’uso delle armi e dall’abuso di potere» è stata del Gup Tiziana Coccoluto su richiesta del pubblico ministero Luca Tescaroli. Salvatore Volpe, avvocato della difesa, sostiene che «una consulenza medico-legale ha stabilito che le lesioni riportate da C. sono incompatibili con un colpo di manganello». La difesa intende dimostrare «che il colpo di sfollagente non è andato a segno anche se le immagini sembrano sostenere il contrario».

Nelle motivazioni del rinvio a giudizio si apprende che Giacomo C. ha accusato «una malattia nel corpo», che lo ha reso incapace di attendere alle sue ordinarie occupazioni. Il Pm si è soffermato sull’aspetto «irragionevole» dell’operato dell’agente: «colpiva, reiteratamente (…) senza ragione, mentre questi si trovava riverso a terra, bloccato da altri appartenenti alle forze dell’ordine, poiché si era reso responsabile di resistenza a pubblico ufficiale, durante gli scontri intercorsi tra i manifestanti e la polizia». Le polemiche sulla violenza presente nelle immagini del video hanno coinvolto anche i sindacati di polizia. Giacomo C. non si è costituito come parte offesa nel processo.

Alcuni elementi di contesto possono essere utili per ricostruire il corteo romano del 14 novembre, giorno dello sciopero europeo contro l’austerità. Da un mese era in corso un movimento degli studenti medi che protestavano contro il Ddl Aprea sulla scuola, poi ritirato dal governo Monti. A differenza degli altri paesi europei, in Italia le manifestazioni erano popolate in maggioranza da adolescenti e universitari. Solo a Roma erano più di 50 mila. Giunto all’altezza di Ponte Sisto, un centinaio di persone hanno formato una testuggine con i «libri scudo», polistirolo rivestito con i titoli di romanzi e saggi preferiti dagli studenti. L’azione intendeva forzare maldestramente il cordone delle forze dell’ordine, ma ha prodotto una reazione spropositata.

Dopo un iniziale lancio di petardi dal corteo, e una risposta con i lacrimogeni, le camionette partirono alla carica. Il corteo venne distrutto, gli agenti iniziarono a rincorrere gli studenti. Centinaia di loro sono stati identificati all’altezza di Porta Portese ad almeno cinque chilometri di distanza dall’inizio della prima carica. In Via Arenula, al ministero della Giustizia, cadevano lacrimogeni sul corteo in fuga.