Mentre le firme per chiedere a Obama di togliere le sanzioni al Venezuela hanno oltrepassato gli otto milioni, un gruppo di 130 personalità pubbliche statunitensi, riconosciute a livello mondiale, ha unito il proprio «no» al decreto. Intellettuali come Noam Chomsky, attivisti, avvocati, difensori per i diritti umani e anche l’ex ministro della Giustizia Usa, Ramsey Clark, hanno invitato il presidente degli Stati uniti ad annullare il decreto con il quale, il 9 marzo, ha definito il Venezuela «una minaccia straordinaria per la sicurezza nazionale». Nel loro appello, chiedono a Obama di smetterla «di interferire nei processi democratici mediante finanziamenti o dichiarazioni pubbliche imprudenti», e soprattutto, lo invitano a «dimostrare ai nostri vicini latinoamericani che gli Stati uniti possono avere relazioni di pieno rispetto della sovranità dei loro paesi».

I firmatari ricordano il fallimento del blocco economico contro Cuba, che per anni ha «isolato gli Stati uniti dal resto dell’emisfero e dal mondo», giacché «per 23 anni di seguito, l’Assemblea generale delle Nazioni unite ha votato per condannare il blocco». In questo contesto – ricorda ancora l’appello – l’Onu «ha invitato gli Stati uniti ad astenersi dal promulgare ed applicare leggi e dispositivi che violino la sovranità degli altri stati, gli interessi legittimi di entità o persone sotto sua giurisdizione e la libertà di commercio e navigazione». Le personalità ricordano anche il pronunciamento contro il decreto di paesi alleati di Washington come la Colombia e anche di parte dell’opposizione venezuelana. Rilevano l’assurdità di considerare il Venezuela una minaccia, poiché non ha mai aggredito nessuno, e denunciano l’intenzione degli Usa di «intensificare l’attività per un cambiamento di governo a Caracas».

Al contrario, un gruppo di 19 ex presidenti di destra cerca di rigirare la frittata e denuncia una presunta «alterazione democratica» nel Venezuela di Nicolas Maduro. E lancia un appello «per la costruzione di un’alternativa».

Intanto, in vista del VII Vertice delle Americhe, che si terrà a Panama il 10 e 11 aprile, la delegazione cubana ha presentato una Dichiarazione di principi per mettere in chiaro le condizioni del suo rientro nel vertice, dopo anni di esclusione. Cuba ritiene «inammissibile che a Panama vi siano mercenari pagati dalla Usaid», l’Agenzia Usa per lo sviluppo internazionale. Il governo cubano ha espresso a più riprese appoggio al Venezuela e respinto il decreto Obama. A Panama, nonostante gli Usa abbiamo dichiarato che cercheranno di non centrare il vertice sulla questione, i contrasti con il Venezuela saranno al centro del summit. Gli anticastristi e l’opposizione venezuelana stanno preparando il loro show, ma è previsto anche, in parallelo, il vertice dei movimenti sociali