Esiste una sorta di connessione solare che attraversa una particolare zona periferica del cinema giapponese, quella dove cinema sperimentale, fotografia e arte documentaria si mescolano. Il fotografo e cineasta Hiroshi Yamazaki (1946-2017) ad esempio, dopo aver dedicato gran parte della sua carriera alla realizzazione di fotografie a lunga esposizione del sole, nel 1979 corona questo percorso con il cortometraggio «Heliography», uno dei film sperimentali più importanti per la storia del genere nell’arcipelago in cui, come indica il titolo, il sole è collocato al centro dell’universo filmato, mentre è tutto il resto a muoversi attorno, orizzonte, cielo e città. Una vertigine di pochi minuti che negli anni successivi si evolve con la sua collaborazione con il collettivo Ogawa Production quando realizza le sequenze in time-lapse, sempre del sole, per il fluviale documentario «Magino Village: a Tale» (1986).

«13» di Shinya Isobe è un lavoro che sembra collocarsi in questo originale percorso di visioni del sole, e che con le opere sunnominate sembra instaurare un dialogo a distanza. Si tratta di un breve lavoro sperimentale realizzato nel corso di cinque anni in cui Isobe ha filmato, con pellicola a 16 millimetri, i movimenti dell’astro solare al tramonto, dalla stessa posizione, ad intervalli di 13 secondi, da cui il titolo. Sovrapponendo queste immagini raccolte in mezzo decennio, Isobe realizza un’opera astratta dove il cielo viene pian piano popolato da punti fluorescenti, il sole, che via via si ammassano sullo schermo come grappoli di luce. Il lavoro, che nel corso di questa prima metà di 2021 ha già partecipato ad alcuni festival negli Stati Uniti ed in Europa, dove ha raccolto più di un premio, comincia quindi con uno schermo quasi nero e senza sonoro, ma ben presto da sinistra in un lento movimento verso destra cominciano ad apparire dei piccoli punti luminosi, l’astro solare, ed altri drappeggi di luce. Quando la progressione dei soli si fa più veloce, interviene anche una musica strumentale che magnifica l’esplosione di luci che avviene sullo schermo, ora trasformato quasi in una tela rosacea. Dodici minuti che sono una personalissima visione del cosmo e del passare del tempo, qui inteso come cosmico avvicendarsi dei cicli solari, in cui il tempo grazie alla sovrapposizione fotografica, si esplica nello spazio filmico e rende quasi tattile l’ampiezza e la distanza degli anni catturati dalla pellicola.

Fino a lunedì prossimo, 31 maggio, è possibile vedere, legalmente, il breve film qui: https://vimeo.com/555151366/165a01a576 parte del mini festival online «Crossing Boundaries Between Photo and Film».