La Germania è un Paese ricco? È sicuramente vero, ma è anche un Paese povero. Questa «sorpresa» emerge dai dati diffusi nel «Rapporto annuale sulla povertà», curato dall’associazione no profit Paritätischer Gesamtverband, resi noti lo scorso fine settimana. L’immagine della Repubblica federale in cui tutto funziona, il cosiddetto Modell Deutschland che tutti dovremmo imitare, ne esce piuttosto malconcio. Sono oltre 12 milioni di persone (il 15% dell’intera popolazione) a vivere in condizioni di povertà, cioè con meno del 60% del reddito medio. In concreto: per una famiglia con due figli la soglia di povertà è a 1870 euro mensili.

Il disagio cresce in ogni parte del Paese, con l’eccezione interessante di alcuni Länder orientali, tradizionalmente più svantaggiati: il Brandeburgo, la Sassonia-Anhalt e la Sassonia. In pessime condizioni la regione della Ruhr (in città come Bochum e Dortmund), già cuore dell’industria pesante. Il Land meno povero è, come sempre, la Baviera. Le categorie più esposte al rischio-povertà sono i disoccupati, i nuclei familiari monoparentali e i pensionati. «Aumentano sempre di più le diseguaglianze» attaccano in coro dall’opposizione i Verdi e la Linke, che accusano il governo della cancelliera Angela Merkel di ignorare il problema.

Le contromisure possibili? Secondo l’associazione che ha curato il rapporto, innanzitutto l’aumento dell’assegno «Hartz-IV», il reddito minimo cui hanno diritto tutti i cittadini che non hanno lavoro (a condizione che ne cerchino uno). Attualmente la quota-base è di 399 euro mensili a persona: la richiesta è che aumenti a 485 euro. Una rivendicazione storica della Linke, che in passato riuscì ad ottenere un aumento soltanto grazie all’intervento della Corte costituzionale che obbligò il governo a rivedere al rialzo il contributo. Una seconda possibile misura sarebbe l’aumento della quota dei trasferimenti fra i Länder più ricchi e quelli più poveri: ma la solidarietà scarseggia. Non solo con i greci, ma anche fra tedeschi.