Nella cittadina Antracite non lontano da Lugansk nella zona dell’Ucraina controllata dall’omonima Repubblica autoproclamata, 119 minatori da 8 giorni sono asserragliati nelle viscere della terra a un chilometro e mezzo di profondità. Una forma di lotta estrema per rivendicare l’immediato pagamento delle 9 mensilità arretrati che la proprietà, statale, della miniera non intende pagare. Il fondatore del sindacato indipendente dei minatori del Donbass, Alexander Vaskovsky, denuncia inoltre che la notte del 5 giugno 14 minatori del sindacato sono stati arrestati. «Tutti gli arrestati sono stati picchiati e torturati mentre altri lavoratori sono stati sequestrati e non abbiamo più loro notizie dal 7 giugno. Tra i detenuti ci sono non solo minatori, ma anche 3 donne, coniugi dei minatori».

Così 2 giorni dopo è stato proclamato lo sciopero generale dei minatori di tutta la regione. «In 9 mesi i dirigenti dell’azienda sono cambiati ben 3 volte – afferma il leader sindacale – e ogni volta i nuovi capi affermano di non voler pagare i salari arretrati in quanto non intendono rispondere degli inefficienze altrui». Un ben strano comportamento per manager statali (che ricorda molto di più quello di titolari privati) in una repubblica che tra l’altro si autodefinisce “popolare”.

Le miniere di Komsomolskaya e Belorechenskaya dopo la tragica guerra civile del 2014 furono nazionalizzate e l’unico acquirente del loro carbone è la Vneshtorgservice, una società controllata dall’uomo d’affari legato all’ex preside nte ucraino Viktor Yanukovyc, Sergey Kurchenko. La polizia locale non sta andando troppo per il sottile per proteggere i «legittimi diritti dell’azienda» e dopo avrebbe, sempre secondo il sindacato dei minatori, imposto il coprifuoco in città. I lavoratori ora temono che la proprietà al termine dello sciopero possa procedere al licenziamento e a denunce penali dei minatori più attivi. Per questo hanno indurito da ieri ancora di più le forme di lotta.

«Non stiamo facendo uno sciopero della fame vero e proprio. I minatori finora hanno sempre ricevuto pasti caldi. Ma ieri, dopo aver mangiato, uno dei minatori sottoterra ha mostrato segni di avvelenamento ed è dovuto tornare in superficie per farsi curare. I minatori rimasti in superficie hanno dichiarato però di voler di passare alla dieta pane e acqua in segno di solidarietà con i loro compagni in miniera» dichiara Vaskovsky. Il direttore della miniera, secondo quanto scrive Novaya Gazeta, ha consegnato agli operai un appello del presidente della repubblica Leonid Pasechnik in cui si afferma che «sarà in grado di garantire l’immunità ai minatori solo se gli prometteranno di non prendere più parte alle provocazioni dei servizi di intelligence ucraini». La solita tesi del complotto, cara a tanti governi.

Che lascia con l’amaro in bocca al capo del sindacato: «Forse il presidente dovrebbe entrare nelle case dei minatori e vedere le misere condizioni di queste famiglie, prima di parlare».