Per il terzo giorno consecutivo dalle prime ore del mattino in via di Santa Croce si è formata la lunga fila di persone venute a dare l’ultimo saluto a Gino Strada. È andato crescendo il cumulo di fiori, messaggi, lettere, disegni lasciati sul cancello della sede Emergency che è rimasta aperta un poco oltre l’orario stabilito, per consentire a tutti di salutare una persona che già manca terribilmente.

CHIUSE LE TENDE DELLA SALA che custodiva l’urna, spenta la musica dei Pink Floyd che per tutto il tempo l’ha accompagnata. Ultima ad andarsene Simonetta Gola, la compagna che in questi giorni non ha mai lasciato la sala. Ora le ceneri diventano una questione privata. Nelle intenzioni di Emergency c’è quella di convocare un momento di ricordo a settembre, ancora tutto da definire anche in relazione alla pandemia in corso.

QUESTI TRE giorni hanno visto un flusso ininterrotto di persone, gestito in maniera impeccabile dai volontari di Emergency venuti da tutta Italia, riconoscibili dalle pettorine rosse. L’atmosfera è sempre rimasta quella di un evento volutamente sobrio, che si è chiuso come si è aperto, senza cerimonie, palcoscenici e star di turno. A fare da protagonista è stato l’immenso e interminabile abbraccio dato dalle tante donne e uomini di tutte le età che in questi giorni hanno rappresentato la prova vivente di quanto la figura e l’operato di Gino Strada siano diventati un riferimento. Le sue parole spesso un pugno nello stomaco, la sua vita, e quella di tante persone che hanno deciso di seguirlo, un campanello assordante.

IL SENSO DI PERDITA è immenso e incolmabile da parte di tutti. Inevitabile chiedersi cosa ne sarà di Emergency ora senza la sua figura carismatica.  Ma Gino Strada era prima di tutto una persona concreta, il sogno urlato di vivere in un mondo dove i diritti sono uguali per tutti, si è fatto materia duratura: ospedali gratuiti, progetti sanitari, medici e volontari sparsi in tutto il mondo a raggiungere i luoghi dove ce ne è più bisogno, spesso i più dimenticati, che prima o poi, come stiamo vedendo proprio ora, presentano il conto.

MESCOLATI FRA LA GENTE e parchi di dichiarazioni sono passati quei personaggi pubblici che di Gino Strada erano soprattutto amici e che hanno messo a disposizione la loro notorietà e la loro professione per sostenere Emergency: per citarne alcuni, il presentatore Flavio Insinna, che è ufficialmente un volontario, il prof. Massimo Galli, che ha ricordato gli anni del movimento studentesco passati insieme e la collaborazione su emergenze come Ebola, l’architetto Renzo Piano che ha progettato l’ultimo ospedale aperto da Emergency in Uganda («mi ha insegnato a mettere l’anima negli ospedali», ha detto), Nina Zilli, Fiorella Mannoia e Frankie Hi Energy che hanno trasmesso attraverso la musica il messaggio di Gino.

UN’ONDATA DI AFFETTO, stima, gratitudine composta soprattutto di popolo: fra le quasi 11 mila persone che hanno transitato per Casa Emergency, le autorità sono state poche. Il primo e unico parlamentare è stato Emanuele Fiano, venuto a nome di tutti gli esponenti del Pd. Un fatto che ha forse motivazioni non univoche, un dettaglio poco importante per Emergency e soprattutto per Gino, ma che si può leggere in continuità con il riconoscimento che da parte di una certa politica è arrivato solo postumo e dubbiamente sincero. Perché Gino Strada, lo sappiamo, era scomodo. E lo sarebbe particolarmente adesso, quando è sotto gli occhi di tutti quello che denunciava da una vita: lo scempio della guerra e l’assurdità di definirla «umanitaria».

OCCORRE QUINDI RICORDARSI di Gino Strada soprattutto quando ci sarà da decidere se partecipare o meno a una missione militare o quanti soldi pubblici impiegare nell’acquisto di arsenali, o quali leggi approvare in materia di produzione e vendita di armi. Per esempio occorre vigilare sulla sospensione della licenza di esportazione di armi all’Arabia Saudita nel momento in cui la Commissione esteri, dopo l’audizione dell’amministratore delegato della Rwm, la fabbrica di proprietà Rheinmetall che produce in Sardegna le bombe fornite sino a due anni fa a sauditi ed emiratini per colpire lo Yemen, approva un documento in cui si riconosce che le forze armate degli Emirati si sono ritirate dal conflitto, si ricorda il sostegno umanitario dato dal Paese del Golfo alla popolazione yemenita e si conclude con la necessità di «superare misure restrittive precedentemente assunte».

Che dire. Emergency ha le gambe forti e continuerà il suo cammino; il lascito migliore di Gino Strada alla sua associazione sono il suo vigore e la sua autonomia. Sono le nostre coscienze, la nostra attenzione, la nostra memoria ad aver bisogno di un rinforzo.