Circa un centinaio di lavoratori con il sindacato Usb si sono ritrovati ieri mattina all’ingresso della Coop di via Arenaccia, a Napoli, per protestare contro i licenziamenti.

La vertenza va avanti da quattro anni.

La crisi esplose nel 2013 e coinvolse molti punti vendita lungo lo Stivale, a dicembre venne siglato in regione Campania un accordo tra azienda e sindacati: i dipendenti accettarono il taglio del salario di circa il 20% mentre la proprietà rinunciava a futuri tagli al personale.

Ipercoop Tirreno si impegnava affinché la gestione di tutti i punti vendita locali restasse nel sistema cooperativo.

Il quadro però cambia drasticamente a gennaio 2016 quando nasce la Coop Alleanza 3.0 dalla fusione di tre cooperative storiche: Coop Adriatica, Coop Estense e Coop Consumatori Nord Est. La nuova struttura costituisce una società, Distribuzione Centro-Sud srl, per gestire tre Ipercoop campani (Afragola, Quarto e Avellino) lasciando a Unicoop Tirreno la piena proprietà dei due super-store di Santa Maria Capua Vetere e di Napoli, nella zona dell’Arenaccia.Gli unici due per cui è stata decretata la chiusura entro il 31 dicembre 2017, qualora non si riesca a cedere le due strutture e relativi organici a terzi.

Nelle due sedi, in totale, ci sono 108 dipendenti che stanno per perdere l’impiego, gran parte dei quali con contratti part-time. Gli stipendi vanno dagli 800 ai 1.500 euro, non sono previsti scatti. Quelli di Santa Maria vengono quasi tutti da Benevento, dove c’era un punto vendita già chiuso.

Il sindacato punta l’indice contro la gestione degli store: «I due stabili dove si effettua la vendita sono di proprietà di Unicoop Firenze, che a quanto pare li fitta a Unicoop Tirreno a un valore triplo rispetto a quelli di mercato – spiega Luca Paolocci dell’Usb nazionale -. Poi ci sono le sofferenze bancarie: Unicoop Tirreno presta soldi a tre banche coinvolte nei recenti scandali finanziari con un’esposizione di 15,8 milioni di euro. Il costo del personale incide per appena l’11% sul totale dei costi di produzione».

Anche i lavoratori del punto vendita di Terracina sono a rischio ma per loro ci potrebbe essere la ricollocazione in altri negozi. Napoli e Santa Maria non hanno un altro sbocco.

In regione Campania c’è stato già un incontro ma i rappresentanti Coop non hanno offerto alcuna soluzione: «La sensazione – continua Paolocci – è che vogliano far precipitare la crisi per strappare un nuovo accordo al ribasso sulle spalle dei dipendenti. È indubbio che il mondo Coop si stia orientando verso altro, i punti vendita nel lungo periodo non saranno più importanti».

L’Usb per ora conduce una battaglia solitaria: «La presenza della Coop in territori martoriati dalla elevata disoccupazione giovanile, dallo sfruttamento del lavoro – conclude Paolocci – rappresenta un presidio di legalità e rispetto dei diritti dei lavoratori. È su questo che bisogna ritornare a investire».