Ieri tra Padova, Venezia e Valbrenta decine di agenti hanno perquisito sei abitazioni, tra luoghi di domicilio e di residenza. L’obiettivo erano quattro attivisti di Ultima generazione che il 12 aprile scorso sono stati riconosciuti e fermati dalla digos di Padova fuori dalla mostra «Da Monet a Matisse», a palazzo Zaborella. «Sventato un blitz di alcuni estremisti dell’ambientalismo», aveva detto il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, sottolineando che i ragazzi erano «armati di gessetti, sostanza collante e striscioni». In questura erano finiti in sette. Tra loro: un minorenne, la cui posizione è poi stata stralciata; un cronista del Mattino di Padova, trattenuto per diverse ore senza la possibilità di comunicare; un ignaro turista che era andato a vedere i quadri ma si è ritrovato coinvolto nella vicenda.

Le accuse mosse ai quattro indagati sono di manifestazione non autorizzata e «Distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici», ovvero il nuovo reato introdotto recentemente dal governo Meloni, che in questo caso è nella forma del «tentato». Anche perché non c’è stata né la manifestazione, né altro.

Proprio per questo il pm Benedetto Manlio Roberti ha disposto le perquisizioni: alla ricerca di prove contenute in cellulari e computer, che sono stati sequestrati, necessarie a dimostrare l’azione illegale che stava per essere compiuta all’interno della mostra. «Presenteremo certamente riesame contro i decreti di sequestro. Riteniamo si tratti di un’operazione del tutto sovradimensionata a fronte di una vicenda priva di qualsiasi offensività», afferma l’avvocato Leonardo De Luca, del foro di Venezia.

Non è la prima volta che il nome di Roberti compare vicino a quello di Ultima generazione: si tratta dello stesso pubblico ministero che aveva ipotizzato l’associazione a delinquere nei confronti di cinque attivisti dell’organizzazione ecologista. Il giudice per le indagini preliminari di Padova ha archiviato il procedimento il 12 aprile di quest’anno, cioè lo stesso giorno dell’azione incriminata.

«La contestazione ambientalista va ascoltata non repressa. Le perquisizioni nelle case delle attiviste e degli attivisti di Ultima generazione sono l’ennesima prova di una scelta da parte del Viminale di trattare le proteste come fenomeni criminali», ha dichiarato Luana Zanella, capogruppo di Alleanza verdi e sinistra. Per il dem Alessandro Zan: «La destra di governo, che ha gettato fango e lanciato una campagna d’odio verso questi attivisti definendoli addirittura “terroristi”, è responsabile di un clima inedito di controllo e repressione. Piantedosi deve chiarire».

Dal canto suo Ultima generazione ha convocato un’assemblea popolare nel pomeriggio di ieri presso il palazzo Bo, sempre a Padova, e rilanciato gli appuntamenti di maggio: tre settimane di mobilitazione che verosimilmente avranno luogo nella capitale, dove dall’11 al 27 maggio si terrà il «Festival disobbediente» ospitato dallo spazio sociale Brancaleone.

Al centro della nuova campagna di azioni non ci saranno i temi ambientali ma la difesa della democrazia che, si legge nel comunicato, «il governo ha deciso di calpestare per aprire la strada, come conferma la riforma costituzionale del premierato, della trasformazione della repubblica in una democrazia illiberale» sul modello dell’Ungheria di Viktor Orbán.