Nella notte del 22 aprile la polizia belga ha fatto irruzione negli studi di SterkTV e Medya Haber, canali televisivi gestiti da giornalisti curdi in esilio nella cittadina di Denderleeuw, a pochi chilometri da Bruxelles. «L’irruzione nella nostra stazione tv è avvenuta intorno alle 1 del mattino. Il nostro personale di sicurezza è stato ammanettato e picchiato. Nonostante l’assenza dei nostri avvocati o dei direttori della società, la stazione è stata perquisita illegalmente senza autorizzazione. Le nostre porte sono state sfondate e tutte le nostre attrezzature tecniche sono state distrutte. I computer contenenti le registrazioni di queste azioni illegali riprese dalle telecamere di sicurezza sono stati sequestrati», racconta Erem Kansoy, giornalista di Medya Haber.

«Alla nostra emittente non è stata fornita alcuna informazione sul motivo dell’irruzione – aggiunge Kansoy – Abbiamo appreso dalla stampa belga che il raid è stato condotto su richiesta della Francia. Abbiamo appreso inoltre che la nostra emittente sarebbe stata oggetto di questa operazione con l’irrazionale pretesto di un’accusa di “finanziare il terrorismo”».

LA PROCURA federale belga ha in seguito confermato le voci riportate dalla stampa locale: il raid è avvenuto a seguito di una richiesta arrivata dalla Francia, dove contemporaneamente al raid di Denderleeuw sei curdi sono stati arrestati con accuse ancora non chiare.

«L’attacco alla nostra televisione non può essere considerato separatamente dagli attacchi di Erdogan ai curdi. Alla stessa ora della notte, la polizia turca ha arrestato giornalisti che fanno parte della stampa libera. Riteniamo che la coincidenza dello stesso giorno e della stessa ora non sia casuale», commenta Kansoy, riferendosi all’arresto di nove giornalisti della Mezopotamya Agency avvenuto a Istanbul.

Per la comunità dei giornalisti curdi i tre raid acquisiscono un pesante valore simbolico considerando che proprio il 22 aprile viene celebrata la «Giornata del Giornalismo curdo» in memoria dell’uscita del primo numero del quotidiano Kurdistan pubblicato il 22 aprile 1898 al Cairo.

«Questo attacco, compiuto nel 126° anniversario del giornalismo curdo, fa parte degli assalti del regime turco al diritto all’informazione dei curdi. Ciò che è deplorevole è che gli Stati europei, che sostengono di non scendere a compromessi con la democrazia, siano complici di questo crimine – continua Kansoy – Sulla base della nostra esperienza, questi attacchi avvengono quando alcuni Stati negoziano accordi sporchi basati su interessi reciproci con la Turchia. Solitamente i curdi vengono sacrificati in questi negoziati. L’attacco più recente è il risultato di vari accordi militari e commerciali tra Francia e Turchia».

SECONDO Kansoy, il tempismo dell’operazione è strettamente legato all’inizio della nuova operazione militare lanciata dall’esercito turco nella Regione del Kurdistan in Iraq, iniziata il 16 aprile ma la cui notizia è arrivata proprio tramite le emittenti curde solo il 21: «Ovviamente è collegato. Con questi attacchi, la Turchia vuole mettere a tacere la voce dei media curdi. In questo modo, cerca di impedire che i crimini che commette in Kurdistan siano conosciuti. Per questo, come nell’esempio della Francia citato in precedenza, mobilita tutte le sue relazioni politiche ed economiche».

In un comunicato congiunto i lavoratori di Medya Haber e SterkTV hanno affermato che l’operazione avrebbe anche e soprattutto lo scopo di criminalizzare e delegittimare i media indipendenti e la diaspora curda. «Come giornalisti, la nostra reazione a questo evento, oggi come sempre, è quella di difendere il diritto all’informazione del nostro popolo. E per questo continueremo a lavorare ancora più di prima senza compromessi, paure o intimidazioni», conclude Kansoy.