Rovesciando la celebre immagine faustiana, si potrebbe definire Giovanna Dark, la pulzella dei Macelli di Chicago del dramma di Bertolt Brecht, come una parte di quella forza che desidera eternamente il bene e compie eternamente il male. O fuori dal paradosso, un’altra «anima buona», con un sovrappiù di ingenuità nella sua tragicomica ricerca della bontà a ogni costo per una classe operaia da salvare con la fede. C’è del resto qualcosa di scuro nel suo nome, e si riflette nella severa divisa militaresca con cui appare nello spettacolo realizzato da Davide Sacco e Agata Tomšič, i due artefici di ErosAntEros che firmano ideazione, regia e spazio scenico di questa Santa Giovanna dei Macelli. Bustina sul capo e lungo abito nero però con un malizioso spacco che lascia intravedere le gambe, quasi a rivelare anche visivamente l’ambigua duplicità del personaggio. Lei infatti aderisce all’esercito dei Cappelli neri, una sorta di Salvation Army che a vederla sfilare dietro la bandiera con la croce nera è tutt’altro che tranquillizzante.

A EVOCARLA, qui all’Arena del Sole, sono i cinque componenti della fragorosa band slovena Laibach che occupa per intero un praticabile posto sul fondo della scena – in uno spettacolo popolato anche da attori di lingue diverse dal vivo o in video su un grande schermo. All’inizio però, come a creare una cornice per l’azione, è in scena l’altro protagonista, il re della carne Mauler, che se ne sta immerso in una vasca trasparente a confidare il suo dolore a un più giovane socio, per indossare poi una vestaglia purpurea, correlativo oggettivo di una sua vocazione domestica.

HA FATTO L’ERRORE di passare davanti a un mattatoio e l’immagine di un bue avviato al macello gli è diventata insopportabile, ha deciso di disfarsi della sua attività. Ma qualche peso deve avere anche la lettera degli amici di New York, l’avvertono che il mercato della carne è saturo. È tempo di vendere. Siamo nel 1929, nel pieno della grande crisi economica partita con il crollo della Borsa di New York. Di tanto in tanto appare l’annunciatore delle Breaking news per informare che crolla il prezzo della carne, i magnati della carne in scatola sono costretti a chiudere le loro fabbriche, metà degli operai sono senza lavoro…
Troppo lontana nel tempo ornai la regia di Strehler, di Santa Giovanna dei Macelli resta nella memoria soprattutto la messinscena ironica ma non consolatoria di Luca Ronconi, una dozzina d’anni fa, dove Mauler si presentava in scena volando per l’aria, seduto su un’ipertrofica scatoletta di carne portata da un dolly cinematografico, e i magnati della carne che con lui combattevano sul mercato di Chicago erano infilati in barattoloni semoventi. Per dire che il didascalico dramma brechtiano si presta a tante letture, a prescindere da una attualità fin troppo presente.
Quella offerta da ErosAntEros non prescinde ovviamente dal legame seduttivo fra i due protagonisti (sono Danilo Nigrelli e la stessa Agata Tomšič). Anche il demoniaco capitalista in crisi di coscienza vive una dissociazione parallela a quella di lei, nel dolore non simulato davanti agli animali uccisi che però ogni volta cede istintivamente alla legge del denaro, l’unica religione a cui si inchina. ErosAntEros sembra piuttosto ritrarsi di fronte alla commedia dialettica per accentuare la dimensione militante, richiamando il tema della lotta di classe all’interno del dramma. Così il martirio di Giovanna assume la forma di un rituale. Il corpo denudato viene deposto dagli operai nella vasca piena di un liquido che ha il colore del suo sangue. Santificata purché non si senta più la sua voce, forse un po’ tardi convertita alla rivoluzione.