Tra le cose che rendono la migrazione più semplice ai tanti italiani in Portogallo, c’è sicuramente il coincidere del giorno in cui si celebra la liberazione dal fascismo: 25 aprile 1945, 25 de abril de 1974. Ma se in Italia è almeno dagli anni del primo berlusconismo che il 25 aprile è una data polarizzante, in Portogallo è stata a lungo sensazione comune che si tratti di un momento veramente unitario. Eppure, nel 2024, mentre il paese scivola a destra, il conflitto sul 25 aprile è aperto. O forse lo è sempre stato.

Il 25 aprile 1974 si festeggiano 50 anni dalla rivoluzione dei Garofani, il colpo di stato militare che non solo ha messo fine alla dittatura dell’Estado Novo, ma ha anche aperto uno straordinario periodo di mobilizzazione, il Prec, il Processo Revolucionário Em Curso (Processo rivoluzionario in corso), durante il quale il Portogallo ha avanzato, non senza conflitti e contraddizioni, verso la costruzione di una democrazia socialista.

IL PREC È STATO INTERROTTO, il 25 novembre 1975, da un altro colpo di stato militare, di destra, che ha portato il Portogallo nell’alveo delle democrazie liberali. Ma la normalizzazione non è terminata il 25 novembre: la Costituzione del 1976, nel suo secondo articolo, orientava lo stato democratico alla «transizione verso il socialismo». Ci sono voluti vari decenni e riforme costituzionali – spinte dalla destra ma sempre avallate dall’atlantista Partito Socialista – per smantellare le componenti socialiste dello stato prodotto dalla rivoluzione.

Quando si dice “25 aprile”, insomma, la sinistra pensa al Prec, a un socialismo che avrebbe potuto essere e ha comunque lasciato profonde impronte nello stato democratico; pensa a una Costituzione che è stata socialista prima di essere stravolta dal consenso neoliberista degli anni ‘80 e ‘90. La destra, invece, pensa 25 novembre: recentemente, lo dice in maniera esplicita. Ha iniziato il partito ultraliberista Iniciativa Liberal (Iniziativa Liberale) a sostenere che «novembre ha realizzato aprile», seguito dal sindaco di centro-destra di Lisbona, che nel 2023 ha fatto celebrare il 25 novembre alla città. Chiude il circolo il nuovissimo governo di centro-destra con l’intenzione, di questi giorni, di istituire una commissione per commemorare i 50 anni dal 25 novembre.

MA SAREBBE SBAGLIATO, in realtà, pensare che sia un conflitto recente, o solo tra sinistra e destra. Per rendersene conto, possiamo vedere cosa dice del 25 aprile la Commissione creata nel 2022 per festeggiare i 50 anni – creata durante il governo del Partito Socialista e con un presidente della Repubblica (Marcelo Rebelo de Sousa) della destra “moderata”. Come recentemente notato da Giulia Strippoli in un articolo, su Storie in Movimento, che fa il punto sull’immaginario politico della rivoluzione, nel sito della Commissione si trova una strana affermazione: momento fondativo della democrazia portoghese, il 25 aprile «simboleggia l’inizio di un percorso di profonde trasformazioni economiche, sociali e culturali, che ebbero come motore la democratizzazione e l’europeizzazione del Paese».

A PARTE IL PROFONDO anacronismo – di europeizzazione, nel 1974, non parlava proprio nessuno – si vuole associare in maniera inestricabile la rivoluzione dei garofani con la democrazia liberale di stampo europeo: un profondo falso storico. Sia i capitani che materialmente abbatterono il regime che il Partito comunista, ai tempi l’unico con una struttura organizzativa alla scala nazionale, e, soprattutto, i milioni di portoghesi che parteciparono attivamente al Prec nelle organizzazioni di quartiere, nelle fabbriche e nei campi non volevano una “democrazia liberale”: volevano la democrazia socialista e l’hanno parzialmente costruita.

Se celebrare il 25 novembre, come fa la destra, è porsi esplicitamente “contro” il Prec, provare a far passare il 25 aprile come un momento di “europeizzazione”, come fanno il centro-sinistra e la destra moderata, è falsificare la storia, forse per non ammettere la propria fondamentale contrarietà ai valori di aprile. Il conflitto intorno al 25 aprile, insomma, è molto più profondo e ha una storia molto più lunga di quanto non possa sembrare. Il 25 aprile, in fondo, non è mai stato consensuale.