Questa volta non si tratta di un «cretino» che sferra un calcio a una ragazza a terra. Un altro video sugli scontri avvenuti durante la manifestazione di sabato scoros a Roma e pubblicato nella serata di ieri da Repubblica.it mostra un pestaggio in piena regola. La location stavolta non è piazza Barberini bensì via Veneto. Siamo con ogni probabilità nelle prime fasi degli scontri, alla prima carica della polizia. Un uomo cade a terra e viene colpito ripetutamente da diversi poliziotti. È a volto scoperto, indossa un abito chiaro, probabilmente bianco, non appare coinvolto nel lancio di oggetti e petardi che tutt’attorno è fitto. Tenta di proteggersi la testa, rimane a terra immobile senza reagire, ma prende diversi calci, di cui uno al volto. Un poliziotto lo inchioda a terra e lo tiene fermo, mentre altri agenti che passano lo colpiscono e poi proseguono nella carica. Un secondo calcio gli viene sferrato in piena faccia, un altro dietro la schiena.

Nel giorno in cui al poliziotto che è salito sull’addome di una manifestante indifesa viene contestato il reato di lesioni volontarie aggravate dall’abuso di potere, le botte ripetute e prolungate di più poliziotti smontano l’ipotesi del «cretino da sanzionare» – definizione del capo della polizia Alessandro Pansa – vale a dire di un caso isolato, e sono destinate a scatenare ulteriori polemiche.

Intanto, l’agente con il giubbotto di pelle e i pantaloni beige – un artificiere – che ha colpito la ragazza (una giovane trentina, studentessa a Pisa, mentre il giovane che l’ha protetta viene da Viareggio ed è attivo nel locale movimento per la casa) si è giustificato con i colleghi della Questura di Roma dicendo: «Guardavo in aria per controllare che nella nostra direzione non stessero arrivando bombe carta. Pensavo di aver calpestato uno zainetto abbandonato in strada, non ho visto che c’era una persona a terra». Ma la sua versione non ha convinto nessuno. Sul caso il pm Eugenio Albamonte – che ha aperto l’inchiesta – ha ricevuto una relazione specifica dalla Digos. Più difficile sarà ora identificare gli autori del secondo pestaggio, privi di qualsivoglia apparente segno distintivo e coperti dal casco.